AGI – Ricorda l’appuntamento con le due cittadine di nazionalità cinese, il sangue e una camminata lunga due giorni nella Capitale. Poi più nulla. Un blackout totale che ancora oggi Giandavide De Pau, 51 anni, conosciuto per essere autista del clan Senese e finito anche nelle carte del ‘Mondo di Mezzo’, non sa spiegarsi.
Nelle sette ore passate in Questura davanti ai magistrati romani e agli agenti della Polizia di Stato tenta di ricostruire la giornata di giovedì e quella precedente, senza però fornire un quadro preciso.
Al termine dell’atto istruttorio è stato fermato su disposizione del pubblico ministero e portato nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di triplice omicidio aggravato. Su di lui pesano, oltre alle accuse, diversi precedenti penali, tra cui una violenza sessuale. Inoltre, è stato ricoverato per due volte, nel 2008 e nel 2011, all’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino.
L’uomo, che nel corso dell’atto istruttorio ha pianto più volte, ricorda che “una donna cubana è arrivata a casa mia mercoledì e abbiamo consumato della droga“. Il giorno seguente, una volta sveglio, ha preso, per telefono, appuntamento con una cittadina cinese in via Riboty, a pochi passi dal tribunale penale.
Qui il suo ricordo si fa più confuso. Racconta l’entrata in una casa al piano terra, mentre le due ragazze cinesi lo faranno entrare in uno stabile al primo piano, e poi afferma di aver visto “solo tanto sangue” e di aver lasciato sul luogo dei delitti perfino il cellulare.
Da lì avrebbe vagato a piedi nelle vie della Capitale. Non ricorda le coltellate e nemmeno la terza vittima. “Non ricordo di essere stato nella casa in via Durazzo. Non lo ricordo proprio“, dice De Pau accanto al suo difensore. Poi, in un momento di lucidità e di fatto ammettendo di aver aggredito le prime due donne, afferma: “Mi contestate due omicidi, quindi non avrebbe senso negarne un terzo”.
Ad inchiodare De Pau ci sarebbero però anche le immagini delle videocamere di sorveglianza che lo collocherebbero in via Durazzo subito dopo il duplice omicidio delle cinesi e prima della morte di Marta Castano Torres, colombiana di 65 anni, trovata morta con ferite di arma da taglio allo stomaco.
Dopo aver ucciso le tre donne e aver vagato per due giorni, il 51enne sarebbe andato nella casa di famiglia in viale Esperia Sperani, in zona Ottavia. “Sono andato da mia madre e mia sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue. Ero stravolto e mi sono messo a dormire per due ore sul divano e poi, alle 6 di mattina, sono arrivati i poliziotti che mi hanno bloccato”, ha ricordato agli inquirenti.
A poche ore dal fermo il Questore di Roma Mario Della Cioppa aveva sottolineato la svolta nelle indagini con una nota. “Quale Autorita’ Provinciale di pubblica sicurezza, ben consapevole delle aspettative della cittadinanza, molto scossa dai fatti e che, giustamente, invoca sicurezza – aveva scritto Della Cioppa – posso assicurare che al momento la situazione è sotto stretto controllo e riteniamo di poter affermare che la collettivita’ possa tornare ad essere piu’ tranquilla, perche’ altri fatti collegati a questi tragici avvenuti non ci saranno”.
Piero Santarelli