È vero che esiste la Convenzione internazionale di Dublino sulla competenza dello Stato a cui spetta il diritto di asilo dei rifugiati; ma questa non può essere interpretata in modo ambiguo a vantaggio o a discapito di qualcuno quando vi è la volontà di scaricare gli oneri di tutti i Paesi membri su altri. Esistono infatti dei limiti di decenza oltre i quali la maggioranza si esprime allo stesso modo di come si esprimerebbe un condominio “democraticamente”, ossia a maggioranza, addebitando le spese collettive ad un solo condomino. In senso analogico questo è il criterio con il quale alcuni Stati della Ue ritengono di ribaltare su un solo membro della Comunità e cioè sull’Italia, le incombenze sui rifugiati che invece competono a tutti nel loro insieme. Il problema che si ripropone ancora una volta a carico del nostro Paese è quello dell’accoglienza usata nei confronti degli emigranti che usufruiscono del trasporto delle navi allestite dalle varie Ong internazionali per sbarcare sistematicamente sul territorio italiano.
La presenza delle Ong – A prescindere dalle motivazioni per le quali navi di Paesi del Nord ad esempio ma non solo, si trasferiscono nel Mediterraneo per imbarcare a bordo i migranti, così da offrire loro questo tipo di trasporto per arrivare nei porti italiani sotto protezione. È abbastanza evidente che il motivo della raccolta degli emigranti dai barconi ancora naviganti (basta fermare il motore e dichiarare avaria) attraverso il Mediterraneo non è finalizzato all’improvviso soccorso in quanto tale, ma alla sistematica ricerca dei così detti barconi attraverso un attività di tipo……….. “provvisorio a carattere permanente”.
A questo punto sarebbe poco probabile che i trafficanti non utilizzassero questa possibilità per alzare i guadagni della traversata in nome della sicurezza, per non dire della garanzia che offre un trasporto di questo genere. E dopo? Dopo coloro che sono stati imbarcati su navi appartenenti ad altri Stati della stessa UE il trattato di Dublino circa la territorialità delle navi aventi bandiera dello Stato di appartenenza, viene arbitrariamente accantonato. E’ così tanto per iniziare, che persone nel territorio di uno Stato (nave) vengono introdotte dal Comandante arbitrariamente e clandestinamente in uno Stato diverso e nolente che nel Mediterraneo però, coincide quasi ogni volta con le coste italiane.
L’effetto domino – Il vero è che ci sono altre vie private di trasporto oltre le Ong, che sono sostanzialmente più numerose di traffico e di approdi. Per quanto riguarda però la distribuzione dei migranti, una volta arrivati in Italia attraverso le isole o altri porti in terraferma, ecco che a fronte della Convenzione di Dublino, è l’ Italia a doversi far carico degli arrivati sul proprio territorio. Quando invece sono le navi Ong battenti bandiera degli stati sovrani e come tali lembi o del territorio dello Stato di appartenenza, allora il trattato cambia interpretazione. I migranti che complessivamente sono sbarcati in Italia quest’anno sono circa 90.000 di questi solo 117 fino ad ora sono stati ricollocati all’estero. Queste sono le proporzioni. Da qui poi inizierà l’altro ginepraio dell’accoglienza nel nostro territorio con tutti gli annessi e connessi ormai ben conosciuti a spese dei contribuenti e a incremento del debito da capogiro soprattutto internazionale a cui l’Italia in questi ultimi anni ha fatto ulteriormente ricorso.
La reazione della Francia – Di particolare evidenza è il comportamento organizzato della nave Ong Ocean Viking, battente bandiera norvegese, noleggiata dalla società francese Sos mediterranée che dopo il prelievo di emigranti nei pressi delle coste africane ha autonomamente inteso dirigersi verso un porto francese. Quindi la reazione della Francia contro l’Italia per avere inviato o indotto questa nave ad approdare in territorio francese non corrisponde alla realtà ma piuttosto ad una possibile architettura per creare un incidente diplomatico tra i due Stati, a evidente discapito di quello accusato di prevaricazione, ossia dell’Italia.
La “pelosa” non ingerenza – Niente o poco importa ai Paesi europei disinteressati a questo tipo di solidarietà che vi siano Stati sovrani che introducono in Italia clandestinamente le persone raccolte nella loro territorialità nazionale (navi). E’ pur vero che il maggior problema sollevato dagli sbarchi clandestini addebitabili alle ONG non è quello quantitativo delle presenze che loro tramite raggiungono le coste italiane, ma la sfida ad uno Stato sovrano; sfida a cui però, non è possibile non porre alcun rimedio per non perdere la autonomia che ogni Stato deve possedere. Ma forse è proprio la creazione della conflittualità che qualcuno si è proposto. Ma chi, e a quale scopo si potrebbe anche intuire.