AGI – Sabato era stato Matteo Ricci a portare le sue proposte per il congresso Pd in un circolo di Roma, con dieci idee per il nuovo partito. Una piattaforma incentrata su ambiente ed equità sociale. Domenica è stato il turno di Dario Nardella, che si sofferma invece sull’apporto che amministratori e primi cittadini possono dare, non solo al Pd, ma al Paese e all’Europa. Un punto di vista sviluppato nel libro “La città universale” che prende le mosse dal soft power impersonato dalle fasce tricolori italiane, rappresentanti della “politica del fare” contro “la politica del dire” dei governi nazionali.
Proprio per questo, Nardella ha voluto accanto a sè, durante l’iniziativa al cinema Quattro Fontane di Roma, Matteo Ricci e Matteo Lepore, rispettivamente sindaco di Pesaro e di Bologna. “Siamo stanchi delle pacche sulle spalle ai sindaci”, esordisce Ricci: “Ci hanno detto in questi anni ‘bravo che hai vinto, ma ora pensate alla vostra città che alla politica nazionale ci pensiamo noi’. Questa volta no, ci pensiamo anche noi perché i sindaci democratici sono il 70%”, rivendica Ricci.
Il sindaco di Pesaro e presidente della Lega Autonomie ha già spiegato la sua idea di Pd come partito del “riscatto sociale” e lancia due proposte che qualificano questo progetto politico: “La proposta del salario minimo facciamola diventare una proposta popolare per dimostrare che il Pd vuole tornare ad essere la forza del lavoro. Poi ripensare un nuovo modello di sviluppo, il Pd deve essere il partito della crescita sostenibile“.
Su una linea simile si muove Matteo Lepore che chiede di riannodare i fili del dialogo con il mondo del lavoro: “Si è rotto qualcosa fra noi e il mondo del lavoro, fra noi e la nostra comunità politica se le persone non votano o vanno a votare e ogni volta cambiano partito. Prima di tornare ed essere vincenti dobbiamo tornare ad essere umili”.
Ci si attendeva una discesa in campo diretta, ma Nardella non parla di nomi o leadership. Anzi. Afferma senza mezzi termini che se si parte dai nomi, allora, “il rischio di scissione del Pd è concreto. “Dipende da come affrontiamo questo congresso, perché se lo scopo è una resa dei conti, il rischio di una scissione c’è. L’atto finale sarà a febbraio e da qui a febbraio diamoci una sistema di valori condivisi”, aggiunge Nardella.
E riguardo alle voci che lo vogliono in campo come terza opzione fra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, precisa: “Non sono una terza via “.
Parole che, in un congresso che stenta a decollare, servono tuttavia a dare l’idea che qualcosa si muove. Poche ore dopo, infatti, arriva il plauso di Stefano Bonaccini:
Il confronto tra noi è stato intenso in questi mesi e soprattutto in queste settimane. Vedo una sinergia e una sintonia che può essere utile al Pd a prescindere dalle candidature”.
“Sono assolutamente interessato ai contenuti usciti da ‘Idea Pd’ a Roma, Ho chiesto a Dario Nardella di vederci già nei prossimi giorni per discutere insieme ed amalgamare proposte e istanze che vengono dai territori e dalle competenze che gravitano nel campo democratico.
Una sinergia che potrebbe configurarsi come un sostegno da parte del sindaco al governatore? E’ presto per dirlo, ma di casi simili la storia del Pd è piena. Tanto che anche l’iniziativa Coraggio Pd, messa in campo dal capodelegazione dem, Brando Benifei, è letta sotto questa luce da fonti parlamentari dem che vedono in quella di Benifei, come in quella di molti altri giovani dirigenti dem, una “mozione generazionale” a sostegno di Elly Schlein”
Gaetana Di Lorenzo.