La manovra di bilancio 2023 uscita dal Consiglio dei ministri del 21 novembre ed ora all’esame della Camera prevede uno stanziamento di 21 miliardi di euro di aiuti contro il caro energia su 35 miliardi di manovra complessiva. Tra le misure vi sono l’innalzamento del credito di imposta nel primo trimestre 2023 dal 30% al 35% sugli acquisti di energia elettrica e gas da parte di bar, ristoranti ed esercizi commerciali e dal 40% al 45% per le aziende con elevati consumi di elettricità e gas; l’eliminazione degli oneri impropri delle bollette; e l’innalzamento della soglia Isee da 12mila a 15 mila euro per poter beneficiare del bonus sociale per le bollette.
E’ interessante notare che nella stessa riunione è stato licenziato il Decreto legge recante “misure urgenti in materia di accise e Iva sui carburanti”, il quale aggiorna il Decreto legge “Aiuti quater” approvato solo tre giorni prima. Alla luce del nuovo DL, fino al 30 novembre lo sconto alla pompa sulle accise di benzina e gasolio comprensivo di Iva è stato di 30,5 centesimi al litro mentre da oggi 1° dicembre fino alla fine dell’anno tale sconto si riduce a 18,3 centesimi al litro.
Tale modifica dell’ultima ora è da condividere per tre motivi. Primo, i prezzi svolgono una importante funzione di segnale di scarsità relativa di un bene. La crisi che stiamo vivendo è strutturale, dovuta a una carenza di offerta di gas. La domanda di combustibili è stata sostenuta finora dalla opportuna stampella governativa. Ma tale stampella non risolve il problema nel medio-lungo termine. Occorre ristabilire l’equilibrio tra domanda e offerta. L’offerta si aumenta attraverso un incremento della produzione nazionale di idrocarburi (positiva la norma che allarga le superfici per la coltivazione di idrocarburi sotto strette condizioni di sicurezza geologica), un aumento e diversificazione della capacità di importazione e iniziando a lavorare da ora sul nucleare di nuova generazione.
La domanda deve essere ridotta attraverso una procedura guidata che redistribuisca i consumi, anche attraverso uno spostamento delle attività energivore nelle ore non di picco, e incentivi il risparmio energetico. Per prevenire probabili difficoltà di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2023-24 sarebbe auspicabile mettere fieno in cascina da subito attraverso un razionamento dei consumi. Altrimenti sarà il mercato ad imporre l’eliminazione darwiniana dei più fragili come già mostrato dal calo del 20% dell’indice manifatturiero dell’eurozona di settembre rispetto allo stesso periodo del 2021.
Secondo, le accise sul consumo di carburanti sono una misura regressiva, che grava su tutti i consumatori indipendentemente dal reddito ma che pesa in misura proporzionalmente maggiore sulle fasce di reddito più basse. Nonostante lo sconto sulle accise elimini in parte tale effetto regressivo, ai fini redistributivi sarebbero più efficaci sussidi mirati ai soggetti a maggior rischio di povertà energetica.
Terzo, gli sconti sono stati ridotti con gradualità in modo da dare il tempo a famiglie e imprese di ricalibrare le proprie spese energetiche.
Sullo sfondo rimane la spada di Damocle del confronto europeo. Occorrerà tempo per mettere in sicurezza un’economia come la nostra penalizzata da un costo dell’energia tra i più alti d’Europa, da deflazione salariale e dalla difficoltà di mettere d’accordo i soci europei su misure contro il caro energia che siano efficaci. La proposta di tetto al prezzo del gas presentata il 22 novembre dalla Commissione europea fisserebbe il valore massimo sui titoli future del mese prima a 275 euro/MWh, con la specificazione che tale limite di prezzo scatterebbe solo se esso viene superato per due settimane e se il divario tra tale prezzo e quello del gas naturale liquefatto (GNL) supera i 58 euro per 10 giorni. L’elevata improbabilità che tali ipotesi si verifichino rende la proposta della Commissione quasi inutile. La non accettazione di tale proposta da parte dei ministri dell’energia di 15 Stati europei tra cui l’Italia nella riunione del 24 novembre certifica lo stallo della macchina europea nel contrasto al caro energia. Mentre altro tempo prezioso scorre e le bollette mandano sul lastrico famiglie e imprese vulnerabili, gli effetti asimmetrici della crisi energetica rendono sempre più evidente la necessità di una risposta comune europea che finora manca. La domanda sorge quindi spontanea: cui prodest?
Gaetano Massara