AGI – Il presidente della Commissione Affari costituzionali, il forzista Pagano, ieri mattina uscendo dall’Aula di Montecitorio mostrava la foto dell’emiciclo con il Movimento 5 stelle isolato sul no a un ordine del giorno di Azione che prevede il monitoraggio da parte dell’ispettorato del dicastero di via Arenula sulle conferenze stampa e sui comunicati stampa delle Procure della Repubblica.
“Quello da leggere è il segnale che è arrivato oggi: per la prima volta c’è un clima in Parlamento che può portare ad una vera rivoluzione sulla giustizia. Questo clima non c’era neanche ai tempi dei governi Berlusconi”, riassume l’esponente azzurro.
Al momento il governo è impegnato nella legge di bilancio ma nella maggioranza c’è la convinzione che il 2023 sarà l’anno delle riforme della giustizia. Sono giorni che il Guardasigilli Nordio interviene sugli atti di indirizzi dell’esecutivo. Ieri lo ha fatto in maniera solenne di fronte alla Commissione competente del Senato.
“Ma al momento – spiega una fonte del governo – non ci sono testi pronti. Solo propositi, non c’è un pacchetto che arriverà a breve sul tavolo del Cdm”. Si muoverà forse prima il Parlamento. Proprio alla Camera dei deputati dovrebbe essere depositato nei prossimi giorni, secondo quanto si apprende, un disegno di legge della maggioranza che introduce la separazione delle carriere e che avrà anche il consenso del Terzo polo. Perchè sulla giustizia – inutile rimarcarlo – si potrà registrare molto più facilmente quella convergenza che si sta provando a costituire sulla legge di bilancio. Sulla separazione delle carriere, in realtà, si sta muovendo anche l’esecutivo che però poi potrebbe limitarsi ad emendare il testo che sta preparando la maggioranza.
C’è “l’esigenza di una separazione vera tra pm e giudice“, ha sostenuto anche Nordio, “non ha senso che il pm appartenga al medesimo ordine del giudice perchè svolge un ruolo diverso”.
Soddisfazione di Lega e Forza Italia
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Salvini ha subito fatto pervenire la sua sponda: “Bene il ministro Nordio, avanti con la separazione delle carriere e una Giustizia più giusta ed equa”. “Molto bene le dichiarazioni di Nordio. Il mio auspicio ora è che si metta subito sul tavolo la riforma costituzionale alla quale lui ha fatto riferimento”, ha fatto presente anche il presidente della Commissione Giustizia del Senato Bongiorno. Ma è soprattutto in FI che si riscontra soddisfazione. Sono lontani i tempi in cui il partito azzurro aveva delle resistenze riguardo alla casella da riempire sulla giustizia nel governo.
“Dopo la fase di oscurantismo giuridico dell’ex Ministro Bonafede, si apre davvero una stagione di speranza”, esulta per esempio il forzista Zanettin. La novità di giornata è comunque l’annuncio da parte del ministro su una stretta sulle intercettazioni. “Proporremo una profonda revisione” della disciplina delle intercettazioni e “vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria”, ha sottolineato Nordio ieri mattina.
Mandare al macero le trascrizioni che non servono ai fini dell’inchiesta e, invece, finiscono sui giornali, rivedere profondamente tutto il sistema: le intercettazioni attraverso la “diffusione selezionata e pilotata” sono diventate “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”, l’affondo del ministro che ha parlato delle riforme della giustizia a tutto tondo perchè – ha rimarcato – “le criticità fanno perdere 2% del pil”.
Nordio chiede una riforma del codice penale
Tante le dichiarazioni ad effetto del Guardasigilli: “Occorre una riforma del codice penale” anche cambiando la Costituzione; “assistiamo all’uso e, talvolta, all’abuso della custodia cautelare come surrogato temporaneo dell’incapacità dell’ordinamento di mantenere i suoi propositi”; “l’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio”. Nordio ha ribadito poi la volontà di rivedere l’abuso d’ufficio e di ripensare l’edilizia carceraria con l’eventualità di un commissario ad hoc.
Il responsabile della Giustizia ha la piena copertura di Giorgia Meloni. “Io penso che la riforma della Giustizia sia prioritaria, non sono l’unica a pensarlo. Al di là delle questioni di merito in molti sono d’accordo. L’approccio disegnato da Nordio è ovviamente un approccio che il governo condivide”, ha rimarcato il presidente del Consiglio. “Occorre essere garantisti nel processo e giustizialisti nell’esecuzione della pena”, la linea del premier.
“Vanno superate storture come l’utilizzo improprio delle intercettazioni e il fatto che finiscano sui giornali. Sicuramente sono questioni su cui ragionare in modo serio e non ideologico“, ha continuato il presidente del Consiglio.
Anche sull’obbligo dell’azione penale, Meloni ha detto che “è un tema che io condivido, importante”. All’attacco sono i pentastellati che contestano le modifiche della maggioranza al dl rave. “In un Paese in cui il 90% delle truffe sono collegate ad appalti, mazzette e responsabilità erariali e amministrative nella Pubblica amministrazione il centrodestra crea praterie di impunità e indossa i guanti bianchi con chi inquina le Istituzioni”, l’affondo.
Nel mirino del Movimento 5 stelle l’emendamento che prevede la cancellazione dei reati contro la Pubblica amministrazione dall’elenco di quelli ostativi. Meloni, che oggi è andata all’attacco della nostra legge Spazzacorrotti”.