AGI – Tiene ancora banco in Europa la vicenda ribattezzata “Qatargate“, legata a un presunto giro di mazzette dal Qatar. “La conferenza dei presidenti ha deciso all’unanimità di dare il via alla procedura dell’articolo 21 per la decadenza della vice presidenza di Eva Kaili. E la plenaria la voterà a mezzogiorno. Per l’autorizzazione servono i due terzi dei membri del Parlamento”. Lo ha annunciato in aula la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Eva Kaili, dal canto suo, ha respinto ogni addebito dichiarandosi estranea alle accuse contestate.
Il legale della vice-presidente greca del Parlamento europeo arrestata con l’accusa di corruzione, ha assicurato che la sua assistita non ha mai accettato mazzette dal Qatar. “Si dichiara innocente ed estranea alle tangenti dal Qatar”, ha dichiarato l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, sul canale Tv greco Open TV. Rispondendo a una domanda sul denaro trovato a casa della donna a Bruxelles, il legale non ha confermato né smentito: “non ho idea se e quanto denaro sia stato trovato”, ha detto.
Eva Kaili, socialista, 44 anni, una dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo, era stata arrestata venerdì scorso nella capitale belga. E’ accusata di aver ricevuto denaro dal Qatar per difendere gli interessi del Paese che ospita in questi giorni la Coppa del mondo di calcio.
Notevoli somme in contanti sono state sequestrate dalla magistratura belga in una 20ina di perquisizioni, di cui 600mila euro solo a casa di uno degli accusati, secondo la procura federale. Oltre a Kaili, tre altre persone sono state arrestate, fra le quali il suo compagno italiano, mentre il padre, fermato venerdì, è stato poi liberato e “può tornare in Grecia”, ha detto l’avvocato.
Ieri è stata una delle giornate più lunghe e più buie per l’Unione europea. Che si è chiusa con un’onta per l’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini: poco prima delle 20 nell’atrio del terzo piano della sede del Parlamento europeo, dove si trova il bar solitamente affollato di deputati, funzionari e assistenti, un gruppo di agenti della polizia giudiziaria belga si confrontava su quali uffici perquisire nell’ambito dell’inchiesta per la presunta corruzione dal Qatar.
Avevano già posto i sigilli in alcuni locali nel settore G, Palazzo Spinelli, al quindicesimo piano dove si trovano gli uffici – tra gli altri – degli eurodeputati Marc Tarabella, Alessandra Moretti e Maria Arena. Al decimo piano sono stati sigillati almeno altri tre uffici, tra cui quello della vice presidente Eva Kaili (S&d). Gli agenti, in borghese con la fascia della polizia al braccio, si sono spostati verso il settore Q, dove si sono trattenuti per un’altra mezz’ora almeno. Prima di andarsene hanno scattato una foto al presepe, allestito vicino all’albero di Natale, sempre al terzo piano. Gli schermi trasmettavano la plenaria, che nel frattempo si teneva nell’altra sede del Parlamento, a Strasburgo, a 440 chilometri di distanza. E per la prima volta faceva i conti con sè stessa.
“Devo scegliere con cura le mie parole per non compromettere le indagini in corso o minare in qualche modo la presunzione di innocenza. Quindi se la mia collera, la mia rabbia, il mio dolore non dovessero trasparire, vi assicuro che sono ben presenti”. è stata la premessa della presidente del Parlamento, Roberta Metsola. E la rabbia, il dolore, la delusione, trasparivano. Sul volto e nelle sue parole. Lei che sabato è stata ‘costrettà a rientrare a casa da Malta per assistere alla perquisizione di un eurodeputato belga, come prevede la Costituzione del Paese. Quel deputato, ha rivelato la stampa, era Tarabella.
Rivolgendosi ad un’Aula scioccata e infuriata, Metsola ha rappresentato le dimensioni dello scandalo: “Il Parlamento europeo, cari colleghi, è sotto attacco; la democrazia europea è sotto attacco; e il nostro modo di essere società aperte, libere e democratiche è sotto attacco”. “I nemici della democrazia, per i quali l’esistenza stessa di questo Parlamento è una minaccia, non si fermeranno davanti a nulla. Questi attori maligni, legati a Paesi terzi autocratici, hanno presumibilmente armato Ong, sindacati, individui, assistenti e deputati del Parlamento europeo nel tentativo di soffocare i nostri processi”, ha aggiunto.
Ma, ha rivendicato la leader maltese, “i tentativi sono falliti”. “I nostri servizi, di cui sono incredibilmente fiera, collaborano da tempo con le autorità competenti nazionali, giudiziarie e di polizia, per smantellare questa presunta rete criminale”, ha aggiunto lasciando intendere che il Parlamento ha avuto ruolo nelle indagini anche prima dell’operazione di venerdi’.
Metsola ha chiesto però un colpo di reni dell’Assemblea per uscire più forti dallo scandalo: la vice presidente Eva Kaili è stata sospesa, probabilmente già domani sarà rimossa dalla vice presidenza; i negoziati per la liberalizzazione dei visti (con Qatar e Kuwait) che dovevano partire dopo il via libera che sarebbe arrivato da questa plenaria, tornano in commissione. E ancora: “Non ci sarà impunità, nessuna”.
“Non nasconderemo la polvere sotto il tappeto. Avvieremo un’indagine interna per esaminare tutti i fatti relativi al Parlamento e per valutare come i nostri sistemi possano diventare ancora più impermeabili. Non continueremo come se fosse ‘business as usual’. Avvieremo un processo di riforma per verificare chi ha accesso ai nostri locali, come vengono finanziate queste organizzazioni, le Ong e le persone, quali legami hanno con i Paesi terzi, chiederemo maggiore trasparenza sugli incontri con gli attori stranieri e con chi è legato a loro. Daremo una scossa a questo Parlamento e a questa citta’ e per farlo ho bisogno del vostro aiuto”, ha annunciato Metsola.
Intanto il Gruppo S&d, il piu’ colpito dalla indagine, si è mosso per conto proprio: ha espulso Kaili e ha chiesto la sospensione di Tarabella. Gli altri eurodeputati coinvolti (tramite i loro assistenti) hanno dovuto lasciare gli incarichi: Pietro Bartolo non sara’ piu’ relatore ombra; Arena ha rinunciato alla presidenza della sottocommissione Diritti umani e Andrea Cozzolini non è piu’ responsabile S&d per le urgenze.
Le notizie che continuano ad arrivare dal Palazzo di Giustizia però fanno pensare che non sia finita. La polizia ha sequestrato i pc di dieci assistenti parlamentari. Alla Kaili sono stati sequestrati 750 mila euro in contanti, 600 mila nella valigia del padre e 150 mila nelle borse di lusso che aveva in casa. Così come sono stati congelati tutti i suoi beni in Grecia.
E la pressione dello scandalo comincia a sfiorare anche la Commissione europea, dove in particolare il vice presidente, Margaritis Schinas (anche lui greco), viene accusato di aver avuto rapporti troppo buoni con il Qatar. La presidente von der Leyen, in conferenza stampa con il direttore generale dell’Agenzia per l’energia, Fatih Birol, ha dovuto placare le polemiche dei giornalisti che l’accusavano di evitare le domande scomode. Due in particolare: le autorità belghe hanno contattato la Commissione? La Commissione sta indagando? Alla prima ha risposto dicendo che avrebbe dovuto chiedere al suo staff; alla seconda che sono in corso di revisione i registri di trasparenza dei commissari. Insomma qualcuno si sta attivando.
Da parte sua, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha assicurato che l’inchiesta non danneggerà l’Italia perché “se ci sono dei parlamentari o degli assistenti che hanno commesso dei reati, è una questione che riguarda le singole persone e non il sistema Italia”. E non riguarda nemmeno il sistema Europa: “Le responsabilità penali sono individuali, non delle istituzioni”.
Piero Santarelli