Seconda metà degli anni 7o ed il più languido dei cantautori italiani è invischiato in un fattaccio di cronaca: un rapimento.
Si trovava insieme alla compagna Dori Ghezzi nelle tenute sarde. Si erano recati in quella quiete in attesa della nascita della figlia Luisa che si accingeva ad arrivare. Ed il 27 agosto del 79 ad interrompere questa quiete sarà l’anonima sequestri sarda. De André e la compagna furono tenuti prigionieri nei pressi del Monte Lerno per ben quattro mesi- saranno resi liberi solo dopo il versamento di oltre 500 milioni di lire qualche giorno prima del Natale del ’79.
Ma Fabrizio non aveva nessuna forma di rancore verso i suoi rapitori- nutriva piuttosto sentimenti di pietà. Una volta liberato si sentiva restituito alla libertà cosa che non sarebbe mai appartenuta ai ‘mandanti’ del rapimento. Li tenevano bendati e legati e a volte consentivano loro più libertà seppur nella condizione di ostaggio. Furono perdonati presto: il cantautore genovese era sempre stato legato alle marginali categorie del proletariato e rimase coerente in questa vicinanza con un approccio quasi romantico che si stemperera in alcuni sui suoi successivi testi come ‘Hotel Supramonte’ seppur in maniera soffusa:
‘ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dove dov’è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore’
così termina l’ultima strofa mettendo così in rilievo quanto possa essere nullo di sentimenti un cuore privato della libertà e paralizzato dalla lunghezza di giorni vuoti tutti uguali a se stessi.
All’indomani dalla liberazione dichiarò alla stampa «Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai». Quest’episodio è molto significativo nella biografia del cantautore. Il fatto lo legò ancora più intimamente all’indole della gente sarda che già aveva imparato a conoscere. Emergono perdono e indagine nelle anime di quelli ‘che se non sono gigli sono sempre figli vittime di questo mondo’- quei poveracci che furono mandati nella sua tenuta a fare il lavoro sporco. De André non perdonò però mai i mandanti: gente agiata.
Silvia Buffo