Ida Elena De Razza, siciliana di nascita e romana d’adozione è un’appassionata di cultura celtica che, sin dalla sua infanzia, ha vissuto in mezzo alla musica e all’arte, grazie ai genitori Fioretta Mari e Armando De Razza.
Il suo stile unisce ritmi Irlandesi e melodie della tradizione italiana, come la Pizzica, con atmosfere sognanti ed evocative. Nelle sue canzoni sono molto presenti strumenti a fiato antichi come lo shawm, la cornamusa, la gaita galiziana e la ghironda, accompagnati da una base rock con chitarra elettrica e percussioni alternate alla batteria.
I suoi testi spaziano da tematiche della vita quotidiana a concetti magici e ancestrali, principalmente in inglese. I suoi studi universitari in lingue e comunicazione internazionale, le hanno permesso di poter esprimere la sua arte in varie lingue come l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il tedesco e ovviamente nel dialetto siciliano.
Incontriamo la giovane cantautrice e lasciamoci raccontare un po’ di lei… soprattutto facciamo travolgere dalla sua meravigliosa voce…
Ida Elena De Razza, come inizia la tua carriera tra musica e recitazione? Sono sempre stata immersa nella musica e nel teatro. La mia famiglia vanta generazioni teatrali da centinaia di anni! Seguire i miei genitori in tour è stata una bellissima infanzia, come quando da piccolissima truccavo la testa reggiparrucca di mamma nel suo camerino! Intorno agli anni dell’adolescenza ho capito che il mio modo di esprimere me stessa era artistico e lo dimostravo in tutte le sue forme: adoravo cantare (gia da piccola, le sigle dei cartoni di Cristina d’avena, con cui tra L altro mi piacerebbe tantissimo duettare!), recitare (imparavo le battute degli spettacoli e dei film a memoria, compresi quelli in inglese) e persino disegnare e ballare. Alla fine, mi sono concentrata soprattutto sul canto e lo studio degli strumenti e della composizione, ma parallelamente ho studiato recitazione e musical!
Quanto ha influito nella tua scelta professionale essere figlia d’arte? È stata una chiamata “alle armi” che ho sentito da subito. Era ciò che mi accomunava a tutto il resto della mia famiglia, la nostra tradizione, la nostra professione e alla fine, il nostro DNA.
Come hanno reagito i tuoi genitori quando hanno saputo che volevi andare all’estero? Male! Ma in fondo lo sapevano! Già da quando studiavo al linguistico e poi lingue all’università, si capiva che qualcosa mi spingeva oltralpe, nel vero senso della parola! Alla fine, però, torno a casa ogni volta che posso!
Tua mamma, Fioretta Mari è stata una degli insegnanti di “Amici” di Maria di Filippi, cosa ne pensi dei talent, in questo momento storico servono veramente a farsi conoscere oppure sono soltanto una moda che molti stanno seguendo? Tutto è talent ormai: tv, internet, social media. Sembra sempre che ci debba essere una giuria a giudicarci. Per carità, sono felice che mia madre abbia avuto questa bellissima esperienza ad “Amici”, ma non trovo sia giusto dover sempre dimostrare di essere più bravi, più pazzeschi, più pirotecnici degli altri. Dove sta il limite? La musica è anche molto interiorità, scoperta, riflessione. Questo non si coniuga troppo con i talent, ma non ho niente in contrario. Solo, vorrei non fosse l’unico modo per fare musica oggi.
Oggi sei considerata una delle migliori interpreti e musiciste del genere celtico, come hai scoperto e poi cosa ti ha fatto appassionare a questo genere? Lo dico sempre con piacere: da piccola avevo la tv accesa mentre giocavo, avrò avuto nove anni. Una pubblicità attiro la mia attenzione: questa musica meravigliosa in una lingua a me sconosciuta (gaelico) mi fece rimanere di sasso! Sentivo di avere una connessione con essa. Crescendo, ho scoperto di avere radici celtiche da parte di mamma! E probabilmente anche vite passate.
Agli albori della tua carriera hai iniziato cantando con la rock band “The Dark side of Venus” e con una tribute band dei “Blackmore’s Night”, che ricordo hai di loro? La scena romana mi ha aiutato molto a capire che “Its a long way to the top if you wanna rock ‘n roll” é proprio vero! Scena complicatissima, spesso con due spettatori e molti pochi soldi. Ma sarò sempre grata ai miei inizi e ai musicisti con cui ho condiviso questo viaggio, perché grazie ad essi ho acquisito grande esperienza di palco, ogni palco! E sempre grazie a questa esperienza ho capito che bisogna sempre dare il massimo, non importa se sono due persone o migliaia.
Tu sei la vocalist del gruppo Bare Infinity, come nasce questa band? Con i Bare infinity la collaborazione nasce grazie alla loro ricerca della perfetta vocalist e songwriter, non importa da dove venisse. Ammetto che l’idea di avere una band in Grecia mi sembrava un po’ folle: anche solo per fare le prove avrei dovuto prendere un aereo! Però poi ho conosciuto Tomas e c’è stato subito feeling! Avevamo lo stesso modo di scrivere e pensare la musica: un amore spasmodico per le atmosfere celtiche, i riff folk, la ritmica potente e sostenuta e le melodie pop, quasi Disneyane! Abbiamo fatto tanta strada insieme, compresa la nomination come best metal album 2017 all’IMA di New York!
Il tuo ultimo lavoro è la cover in versione celtica di “Running up that hill” di Kate Bush in collaborazione con Gino Hohl che ha curato gli arrangiamenti, ci puoi dire di più? Volevamo prendere una canzone che ha fatto un grande successo già negli anni 80, che è tornata nelle classifiche 30 anni dopo grazie a “Stranger things” e farla a modo nostro. Esistono migliaia di cover di questo brano, ma lo dico con grande soddisfazione, nessuna come la nostra! A livello armonico l’abbiamo resa epic, quasi stile colonna sonora fantasy, abbiamo sostituito il piano con la cornamusa e le linee melodiche sono rimaste quasi le stesse, ma abbiamo cercato di renderla più concettuale, eterea. Il video è stato girato a Yverdon, in Svizzera, nella Stonehenge Svizzera, un luogo energetico ed affascinante. Abbiamo voluto rendere lo scambio di ruoli tra uomo e donna (come dice il brano di Kate Bush) un momento arcaico e misterioso, tra lo steampunk e lo sciamanico.
Nell’immediato futuro hai in programma di rivisitare altre canzoni famose in versione celtica? Assolutamente si! Ci saranno delle sorprese nel mio nuovo album “Midwinters night dream”. Non voglio svelare troppo per il momento! I miei supporter di Patreon avranno delle anteprime molto presto.
Parlando invece della tua carriera come attrice, l’ultimo lavoro che ti ha visto sui palcoscenici di mezza Italia è stata l’opera teatrale “La grande occasione…Chissà se va!”, cosa ti ha lasciato aver interpretato “Ida”? Mi ha dato la possibilità di far conoscere quello che faccio con ironia. Quando la gente mi sente dire “canzone celtica” sento sempre una risata e rido sotto i baffi anche io, perché poi ascoltano la canzone e rimangono tutti sorpresi! Molti credono che la musica celtica sia noiosa, ma in realtà ci prende in maniera atavica e risveglia qualcosa in noi! Inoltre, io cerco di affrontare la musica celtica in maniera pop. Inoltre, sono davvero felice di condividere il palco con mia madre per la prima volta! E per finire, nello spettacolo salgo e scendo una scala ballando e cantando non so quante volte… che fatica! È stata la mia sfida più grande, soffrendo di vertigini!
Eleonora Francescucci