Un imprenditore, un sognatore, un cultore del bello, un instancabile tessitore di network nel segno dell’export e del Made in Italy con il pallino di lasciare una traccia. Questo e tanto altro è Lorenzo Zurino, fondatore e Ceo di The One Company, realtà leader nell’export di cibo Made in Italy con un portfolio di oltre 2 miliardi di euro e presidente e ideatore del Forum Italiano dell’Export, piattaforma che mette insieme centinaia di aziende, istituzioni, associazioni interessate a promuovere a vario titolo le eccellenze italiane nel mondo. Lo abbiamo incontrato a Roma per un’analisi del 2022 e uno sguardo su sfide e prospettive per il 2023.
La The One Company è ormai una realtà di primo piano nell’import-export di cibo Made in Italy. Qual è il bilancio dell’anno appena trascorso?
Il bilancio è senza dubbio positivo con un fatturato che cresce del 48% e risultati che in generale hanno superato anche le più rosee aspettative. Siamo entrati nel mercato della Pennsylvania ed in particolare a Filadelfia con un ottimo cliente e questo dimostra la bontà del lavoro di approccio a questa nuova realtà. I risultati positivi della The One sono tanto più significativi visto l’aumento spropositato dei costi al quale abbiamo dovuto far fronte e che ha compromesso la nostra posizione in Australia, paese nel quale credevo molto.
Quali costi in particolare?
Mi riferisco innanzitutto ai costi relativi ai trasporti. Un container per l’Australia che prima costava 10-12mila euro oggi ne costa 20-22mila e questo rende insostenibile la nostra presenza su quel mercato. Non dimentichiamo poi i costi delle materie prime che hanno portato ad un netto aumento dei costi del prodotto. È per questo che, di fronte a grandi aumenti di fatturato, bisogna capire se questi sono dovuti ad un aumento dei prezzi o c’è anche una crescita dell’EBITDA e quindi dei margini. Nel caso della The One l’aumento di fatturato non è dovuto solo all’aumento dei prezzi ma anche all’ingresso in nuovi mercati.
Una delle caratteristiche della THE One è proprio la capacità di proiezione costante su nuovi mercati. Cosa significa l’ingresso nel mercato della Pennsylvania?
Entrare in una città come Filadelfia, la cui area metropolitana supera i 6,2 milioni di abitanti, significa dare al cibo Made in Italy l’opportunità di affermarsi in un mercato dalle grandi potenzialità e parallelamente offrire ai consumatori statunitensi la possibilità di consumare cibo e materie prime italiane di qualità.
Qual è la situazione attuale di The One negli USA, vostro mercato di riferimento?
Nel 2022 siamo cresciuti consolidando anche le posizioni negli stati dove già operiamo ed in particolare New York, New Jersey, Connecticut. Siamo presenti nel Midwest, ed in particolare a Chicago e in tutto l’Illinois ma anche in Texas.
Quali sono i progetti della The One per il 2023?
Sarei felicissimo di ripetere i risultati di quest’anno. Vogliamo sicuramente continuare ad aggiungere nuovi stati al nostro network e penso in particolare alla Florida e alla California. Entrare in un nuovo mercato non è immediato ma richiede un accurato lavoro di studio e preparazione perché ogni stato è diverso e mangia in maniera diversa e per questo preferisco espandere il nostro network in maniera graduale ma solida. C’è una differenza abissale nei gusti culinari tra chi vive a Manhattan e chi vive a Chicago per motivi storici e culturali.
Qual è il prodotto che è andato meglio nel 2022?
Tutti i prodotti appartenenti alla categoria del freschissimo e cioè burrata, mozzarella di bufala, ricotta, creme di formaggio, mascarpone. Un cliente che inizia a consumare questo tipo di prodotti comincia ad abituarsi all’eccellenza e al mangiar bene italiano.
Si dice spesso che l’Italia è una superpotenza alimentare. Quali prodotti potranno avere i maggiori margini di crescita?
L’Italia non dovrà mai fare concorrenza ad altri paesi sulle commodities e sulle quantità ma sui prodotti ad alto valore aggiunto sui quali abbiamo più margini e meno concorrenza. Siamo un popolo di grandi industriali e di grandi imprenditori che deve investire sulla qualità e sulle eccellenze. Questo implica un importante sforzo di comunicazione nei confronti del cliente per fargli percepire che il prodotto italiano ha qualcosa di unico sul mercato. Il successo della The One si spiega proprio con questo approccio basato anche su di una vera e propria educazione alimentare del cliente.
Un lavoro di educazione che sotto altri aspetti prosegue con il Forum Italiano dell’Export che quest’anno è arrivato alla quarta edizione. Qual è il bilancio del 2022?
Il Forum è nato da un sogno un po’ folle condiviso con alcuni amici e non avrei mai pensato che sarebbe arrivato alla quarta edizione con un format ormai consolidato e che mi ha permesso di incontrare ben 2067 aziende e CEO in Italia e nel mondo, un numero straordinario, e proprio pochi giorni si è aggiunto il Ceo di Alibaba. È una tappa ormai fissa per l’imprenditoria italiana che ci porterà quest’anno in Piemonte per continuare a parlare di export in un clima assolutamente informale che ha dato vita ad incontri inediti come quello tra la vicepresidente nazionale di Confindustria Katia Da Ros ed Edoardo Teodorani Fabbri, top manager e autorevole componente della famiglia Agnelli.
Quali le novità per il 2023 del Forum?
Dopo il successo della tappa estera a San Marino, il Forum proseguirà nella sua proiezione internazionale con eventi a Montecarlo, Gerusalemme e in Albania perché vogliamo essere un’antenna a disposizione degli imprenditori e delle istituzioni. Un’antenna che capta opportunità e possibilità di business per il Made in Italy.
A proposito di istituzioni. Cosa vi aspettate in termini di collaborazione?
Per quello che abbiamo dimostrato finora in termini di rappresentatività e di attenzione per il Made in Italy auspichiamo un ascolto attento da parte delle istituzioni. I nostri iscritti valgono circa 300 miliardi di fatturato e a breve lanceremo una nuova campagna di adesione. Il Forum è totalmente gratuito, non percepisce finanziamenti nazionali e non ha mai chiesto supporto pubblico.
Come sono i rapporti con il neonato Ministero delle imprese e del Made in Italy?
Abbiamo accolto con grande entusiasmo il nuovo Ministero e siamo in attesa di un incontro di accreditamento ufficiale e come Forum Italiano dell’Export collaboriamo stabilmente con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ed in particolare con la Direzione Generale Sistema Paese che ha la delega all’export.
Cosa serve al Forum Italiano dell’Export per crescere ancora?
Il nostro obiettivo è quello di istituzionalizzarci e quindi diventare sempre di più una tappa riconosciuta da tutto il Sistema Paese ma questo prescinde dalla richiesta di un supporto di natura economico-finanziaria perché crediamo di avere contenuti tali da poter essere appetibili per le aziende che infatti continuano a supportarci.
In generale quali prospettive per il Made in Italy nel 2023?
Quella del Made in Italy è una storia fantastica perché, nonostante quella che ad oggi è una tempesta perfetta, resiste e avanza. Parlo di tempesta perfetta perché siamo in presenza di aumento del costo dell’energia, della logistica, delle materie prime, del carburante. Il 2023 non credo porterà grandi risultati ed è per questo che è importante puntare a nuovi mercati e lavorare molto bene nella promozione del Made in Italy con strumenti nuovi.
Ad esempio, cosa si può fare per crescere ancora?
Sicuramente non le solite fiere. Io credo che in questo senso ritornare al passato sia la strada giusta e cioè a quelle delegazioni imprenditoriali che l’ICE organizzava in passato mettendo insieme con attenzione più imprenditori sulla base di un’analisi preventiva del paese target, delle motivazioni e degli obiettivi del viaggio. Questo strumento andrebbe utilizzato in paesi che sono quasi completamente da esplorare ad esempio Vietnam, Malesia, Nuova Zelanda. Bisogna quindi analizzare ciò che abbiamo, consolidarlo e aprirci a nuove geografie commerciali. In questo senso, bisogna riportare all’attenzione del decisore pubblico l’importanza del trade commissioner cioè di quel funzionario governativo i cui compiti principali sono promuovere accordi commerciali internazionali e programmi commerciali di esportazione.
Una rivoluzione per il Made in Italy nel segno della competenza e della professionalità?
Esattamente. L’ICE fu creato nel 1926 come INE (Istituto Nazionale per la Esportazione) per raccogliere informazioni sui mercati esteri e disciplinare e incrementare l’esportazione italiana, valendosi di propri ispettori all’estero oltre che degli addetti commerciali, degli uffici consolari e delle camere di commercio. Siamo stati pionieri in termini di promozione all’estero e dobbiamo liberare i trade commissioner, e ne abbiamo di bravissimi, da compiti burocratici e destinarli nuovamente a compiti di studio e di approfondimento dei mercati esteri.
Quali le prospettive per l’Italian Cigar group con la quale siete entrati stabilmente nel business dei sigari?
Siamo l’unica licenziataria in Sicilia per magazzino fiscale, una bellissima realtà che dopo una revisione della compagine azionaria può contare su di un nuovo amministratore delegato e su progetti di piantumazione propedeutici ad una crescita sostenuta. Entro febbraio Efebo tornerà nelle tabaccherie italiane per offrire un prodotto di altissima qualità.
A proposito di Sicilia, qual è lo stato del progetto di riqualificazione della bellissima Isola di Altavilla?
L’Isola di Altavilla e il suo recupero rappresentano un grande sogno che sta diventando realtà grazie ad un impegno costante che ha visto, tra le altre cose, la creazione di una società agricola. Abbiamo infatti 3 ettari di antichi vigneti autoctoni recuperati e prossimamente impianteremo la prima coltivazione sperimentale in Italia di salicornia, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di agraria dell’Università di Palermo. L’Isola di Altavilla costituisce il patrimonio che vorrei lasciare a mia figlia e alle generazioni future che potranno apprezzare un posto realmente unico al mondo.