AGI – Si chiamano Astore, Jimmy Pentothal, Dimitri e Yung Stalin e sono quattro ragazzi tra i 25 e i 33 anni che formano la band P38. I loro testi evocano personaggi come Ho Chi Minh, Rosa Luxemburg, Antonio Gramsci, l’anarchico Gaetano Bresci in “un collage caotico e provocatorio che riunisce gli ideali e gli orrori della storia della sinistra” degli anni ‘70, sottolinea il Guardian in un servizio.
Il quotidiano inglese descrive così il concerto del quartetto musicale dello scorso 1° maggio a Reggio Emilia: “Si sono coperti il volto con i passamontagna e hanno fatto un gesto con tre dita che rappresentava la P38, la pistola-simbolo del movimento di sinistra degli anni ’70 Autonomia Operaia”.
Poi, “come di consueto, il gruppo ha sventolato la bandiera delle Brigate Rosse in fondo al palco, titolo del loro album di debutto del 2021, ‘Nuove Br’” come il gruppo terroristico di estrema sinistra che ha funestato l’Italia con rapimenti, gambizzazioni e oltre 80 omicidi politici negli anni ’70 e ’80, periodo di disordini sociali noto come Anni di piombo, descrive la scena storica, sociale e dell’ordine pubblico di quegli anni il quotidiano di Londra.
Fino a quel 1° maggio la band bolognese “era stata considerata una delle esordienti più bizzarre e originali della scena trap italiana: arrabbiata, divertente, oltraggiosa, paradossale, anche una novità, a seconda dei giudizi”, si legge nell’articolo, ma poi il 25 novembre i quattro componenti la band “sono stati identificati dalla polizia e le loro case perquisite”.
Attualmente sono indagati dalla Procura di Torino per “istigazione a delinquere, con l’aggravante di terrorismo” dal settembre 2020 quando la band è nata. Il caso è ancora in fase istruttoria, ma l’inizio del processo è tra qualche mese: se giudicati colpevoli, rischiano una condanna a più di otto anni.
Loro si difendono così: “Crediamo che la Procura di Torino ci abbia scambiato per un gruppo terroristico quando in realtà siamo solo un gruppo musicale. Sicuramente nelle nostre canzoni diciamo cose forti… forse inaccettabili per certi versi. Ma non speriamo nel ritorno della lotta armata. Stiamo maldestramente cercando di fare qualcosa d’artistico. Che ha, ovviamente, una connotazione politica, come qualsiasi opera artistica”.
Ora la band P38 ha sospeso l’attività musicale e avviato una una raccolta fondi per sostenere le spese legali, raccogliendo più di 16 mila euro in una settimana. I quattro sostengono che loro “lavoro artistico” fa riferimento all’esperienza di un’altra band italiana “punk filo-sovietica”, i CCCP degli anni ’80 che su di loro ha avuto grande influenza. Quanto al giudizio storico minimizzano: “La nostra opinione politica su ciascuno di questi singoli eventi, organizzazioni e persone non è molto importante“.
Eppure il testo di una canzone, “Nuove BR”, fa riferimento esplicito al rapimento e all’omicidio dell’ex premier italiano Aldo Moro nel 1978. Anche la figlia di Moro, Maria Fida, ha sporto denuncia contro la band, che dice d’esser solidale con la famiglia Moro: “È normale che siano indignati. Ma non l’abbiamo fatto né vogliamo uccidere. L’assassinio di Aldo Moro è un evento storico che ha segnato la storia del nostro Paese”.
Per poi concludere: “Ciò che ha mobilitato i media e le forze dell’ordine è solo la nostra musica, i nostri concerti, i nostri testi. Mentre la scena musicale italiana è invasa da riferimenti molto espliciti allo stupro, al traffico di stupefacenti e ai crimini di mafia nei testi cantati dagli artisti più ascoltati. Siamo noi gli indignati degli Anni di piombo”.