AGI – Il nome dell’ex direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra non figura nell’atto di chiusura dell’inchiesta sulla gestione della prima fase del Covid della Procura di Bergamo. “La fine dell’indagine mi restituisce giustizia. Dopo anni in cui sono stato additato come responsabile assoluto della diffusione della pandemia e ho subito minacce di morte sono l’unico a non esserci. Non ho interessi a ‘regolamenti di conti’ dal punto di vista umano ma mi auguro che chi mi ha accusato, Francesco Zambon, abbia una coscienza. Per me questa storia è stata un danno enorme, oggi probabilmente sarei ancora all’Oms. Il messaggio in cui dico che fare tamponi a tutti è una cazzata? Volevo dire che in quel momento la priorità era isolare i contatti dei positivi visto il tempo che ci voleva ad avere l’esito dei tamponi ” dice intervistato dall’AGI.
“Io, da baricentro della diffusione ad archiviato a Venezia e ‘fuori’ da Bergamo”
Per lui l’ipotesi di reato era di ‘false dichiarazioni al pm’ in relazione alla sua deposizione da testimone sulla questione del mancato aggiornamento del piano pandemico del 2006 dopo che l’ex funzionario dell’Oms Francesco Zambon lo aveva accusato di averlo costretto a postdatare il documento al 2016. La contestazione resta in piedi ma, considera il suo avvocato Roberto De Vita, “il dato di fatto è che lui che era considerato il baricentro della diffusione del contagio attraverso il mancato aggiornamento del piano non è assieme agli altri che rispondono dell’impreparazione dell’Italia e il Tribunale di Venezia nel novembre scorso ha archiviato le accuse, in parte nel merito e in parte per l’immunità diplomatica, non potendo entrare nella sostanza delle cose. E’ plausibile pensare che anche a Bergamo si vada verso l’archiviazione”.
“La Procura ha fatto un lavoro straordinario”
Guerra, che lasciò l’Oms nel settembre del 2021, esprime un giudizio positivo sull’inchiesta dei magistrati: “La Procura ha fatto un lavoro straordinariamente dettagliato ed equilibrato, di grandissima onestà intellettuale, entrando nel merito delle questioni dopo che il gip di Venezia ha stabilito che non ci fu nessuna violenza privata da parte mia su Zambon. Oggi sarei ancora all’Oms? Dico solo che quattro quinti sono rimasti lì fino a un mese fa e gli altri ci sono ancora….”. Ai pm di Bergamo attribuisce il merito di essersi concentrati “più che sul mancato aggiornamento del piano pandemico sulla mancata applicazione del piano influenzale che c’era ed era valido e spiegava esattamente cosa fare nelle varie fasi. In fondo, l’unico che aveva scritto, quando ero al Ministero, di aggiornare il piano sono stato io ed era nel 2007”.
“Perché ho detto che fare i tamponi era una cazzata”
Sul messaggio in cui definisce “fare i tamponi a tutti è la cazzata del secolo” il 15 marzo 2020, chiarisce: “In quel momento bisognava aspettare 24-48 ore per avere gli esiti perché i tamponi dovevano passare dall’Iss, era un meccanismo assurdo perché la tempestività era tutto. Occorreva prima di tutto isolare le persone e poi, chiaro, fare anche il tampone, In Lombardia non era già più possibile farli perché il tracciamento era saltato e il virus galoppava”.
Guerra non fa nomi ma dalle sue considerazioni emerge che non ha condiviso la gestione politica della pandemia: “Nel marzo 2020 esposi al ministero la necessità di un piano di comunicazione pubblico che era necessario ma non venne fatto. Al ministero quel piano non lo lessero. La pandemia era un cigno nero ma divenne bianco già con l’alert dell’Oms il 5 gennaio. Per due mesi non fu fatto nulla per attivare le procedure previste dal piano del 2006. Il mio compito da ex servitore dello Stato e funzionario di un’organizzazione internazionale era aiutare il nostro Paese ritenuto untore. Questo non ha a che fare col colore del governo ma con l’amore per la patria”.
Per il gip “il dossier dell’Oms fu ritirato per rapporti con Pechino”
La posizione di Guerra, attuale direttore delle relazioni internazionali dell’Accademia nazionale di Medicina, è stata archiviata dal gip di Venezia con una complessa motivazione. Nel documento visionato dall’AGI si legge che fu “estraneo” al ritiro del dossier dell’Oms, svelato dall’ex consulente dei legali dei familiari delle vittime Robert Lingard, dai contenuti molto critici con l’Italia che avvenne “per ragioni inerenti i rapporti con la sede di Pechino” e che “non aveva alcun rapporto di sovraordinazione gerarchica nei confronti di Zambon tale da poterlo autorizzare o meno alla pubblicazione”. Secondo il giudice, il tono della mail in cui parlò di “ultimo aggiornamento del piano al 2016” era “perentorio ma non intimidatorio”. In ogni caso sulla correzione della data bisognerebbe riferirsi a una “responsabilità dell’ente” e non a una “propria” di Guerra che quindi “continua a beneficiare dell’immunità funzionale per gli atti compiuti a nome dell’Organizzazione”.