Roma. Via Oderisi da Gubbio accanto alla Chiesa di Gesù Divin Lavoratore. Una folla di persone per l’evento. Arriva il sindaco, Roberto Gualtieri. Arriva Carlo Verdone! Arriva anche il presidente di quell’undicesimo Municipio Gianluca Lanzi. La grande concitazione si spiega per la scopertura della targa dedicata a Mario Brega. Proprio ieri, infatti, ricorrono i cento anni della sua nascita. L’amministrazione municipale quindi lo ricorda con una targa.
E qui la prima anomalia. La targa in ricordo consiste in un’onorificenza pubblica con cui il Comune investe la memoria di un personaggio e il sindaco come massima espressione del suo governo la sancisce. Non è quindi l’amministrazione municipale (nella targa la firma è scritta con la minuscola) a dare il riconoscimento perché il concetto di amministrazione si riferisce a un ente limitato per un tempo limitato. Sia la targa che il riconoscimento pubblico ha una tensione universalistica e tende a investire il sentimento di tutti. Quindi davanti a tanta diffusione e alle presenze illustri che hanno preso parte all’evento, è apparsa come una diminutio scrivere “amministrazione municipale”, come è stato scritto.
“Stà mano pò esse fero o pò esse piuma, oggi è stata piuma!”… Il regista Carlo Verdone lo faceva dire a Mario Brega nel film Bianco Rosso e Verdone. C’è da chiedersi cosa avrebbe detto in questa occasione. Forse: “macché è tutta sta ggente? Che c’è? Danno ‘a partita?” E all’interlocutore impertinente dopo “aveje dato un destro che j’é fa sarta’ é mucose”: “àrzate! àrzate!”… Mario Brega fa parte dell’immaginario umoristico dei romani e nello specifico dei concittadini di quartiere. Citato nel brano recitato e musicale titolato Supercafone di Er Piotta:
“Il rap e’ pe’ chi lo ama e pe’ chi lo frega
io so’ coatto come Mario Brega”.
Resta però discutibile la fanfara della presenza del Primo Cittadino che, non potendo tagliare il nastro neanche per un giardino fatto, anzi dovendo chiedere scusa per la vita impossibile resa a quel quadrante di quartiere per il realizzando parcheggio interrato, scopre la targa e neanche firma l’atto della sua presenza.
C’è Verdone però. Lui, sempre caro ai romani, però deve ricordare che quella di Mario Brega è un’eredità lasciatagli da Sergio Leone che scoprì il talentuoso caratterista in Per un Pugno di Dollari. Faceva la parte di un messicano e a lui sono dedicate diverse inquadrature accanto agli immensi Clint Eastwood e a Gian Maria Volonté. In sostanza Mario Brega ha attraversato la storia del cinema oltre che silenzioso e assorto le strade del quartiere Marconi. Le sue espressioni restano come aneddoti ancora divertenti da dire che rimarcano un certo tipo di romanità per la quale però non c’erano bisogno di riconoscimenti con targhe poco convinte.