I quattrocento milioni di prestito accordati all’Italia dall’Unione Europea nel 2019 erano illegittimi. Si introducono distorsioni che inquinano il senso della libera concorrenza. Lo ha sancito la Commissione europea. L’Italia non è nuova ad essere pizzicata nelle sue indebiti acquisizioni. C’erano stati anche i novecento milioni erogati nel 2017 e mai rimborsati. I quattro anni di distanza dalla decisione e dal correttivo introdotto lasciano qualche perplessità sul funzionamento della macchina-europa o sul gioco delle parti che continua a perpetrarsi.
Anche quattro anni fa era chiaro a tutti che l’aiuto esorbitava dai vincoli europei. L’ingiusto vantaggio riconosciuto ad Alitalia sui competitori.
Sulla questione Alitalia ci sono però due questioni sospese. Inanzitutto c’è il fatto che la Commissione accettando la tesi del governo (Ita Airways non è, non sarebbe, il “successore economico” di Alitalia) ne deve prendere tutte le conseguenze. Se così fosse il governo dovrà chiedere indietro le sovvenzioni a quella Alitalia in amministrazione straordinaria. Quindi a sé stesso.
Ma la nota paradossale è che la condanna non è procedibile perché nessuno restituirà l’aiuto. In più va detto che le regole sugli aiuti di Stato sono pensate, non solo per compire ex post le condotte illecite dei governi che favoriscono le imprese nazionali, ma anche per prevenirle ex ante.
Ci vogliono anni per chiudere i procedimenti, anche quelli più scontati. Chissà chi sarà a gestire la sanzione. C’è stato Conte, Draghi, ora Meloni… Avanti il prossimo. Le sanzioni europee si prevedono col proposito di raggirarle in modo che sia il tempo a fare la sua parte.