La sua avventura in Russia è stata bloccata – si spera temporaneamente – ad Ekaterinburg, città Russa, capoluogo dell’Oblas che sitrova sulla parte orientale degli Urali (una città industriale da un milione e mezzo di abitanti).
Il giornalista del Wall Street Journal si chiama Evan Gershkovich ed ha trentadue anni. A dare la notizia di agenzia è Interfax riferendo di un comunicato dell’intelligence Fsb. Lo stesso comunicato descrive anche le ragioni dello stato di arresto. Gershkovitch avrebbe agito per conto e segretamente nel ruolo di agente segreto: “raccoglieva informazioni coperte dal segreto di Stato sull’attività di una delle imprese del complesso industriale militare russo”.
Raccogliere informazioni fa parte del mestiere di giornalista, dovranno ora dimostrare in sede internazionale le ragioni di violazione che hanno giustificato addirittura l’arresto. Si muoveranno le sedi diplomatiche in difesa del cronista del Wall Street Journal.
La situazione non è nuova nei rapporti della Russia con l’informazione libera. Cronisti italiani e fotoreporter sono stati espulsi dallo stato perché accusati o semplicemente sospettati di fare spionaggio col pretesto di fare giornalismo d’inchiesta.
Se il libero pensiero non collima con una forma di governo tantomeno la fa la libertà di raccogliere dati utili per formare un orientamento in questo scenario politico internazionale, tanto più se esplica una dimensione bellica.