AGI – L’elezione dei capigruppo dem, sebbene sia arrivata per acclamazione, non risulta sicuramente indolore per il Partito Democratico, nel quale si annunciano i primi addii dell’era Schlein. Con un piede fuori dal partito è Andrea Marcucci, già capogruppo al Senato, legato a Matteo Renzi da un rapporto di amicizia che sfida il tempo e le leadership.
Marcucci parte dall’osservare che la minoranza è stata di fatto esclusa dalle presidenze dei gruppi e che l’area Bonaccini si appresta a partecipare alla segreteria dem solo con incarichi “leggeri”. Dunque, è la conclusione dell’ex senatore dem, “Elly Schlein vuole costruire un partito più marcatamente di sinistra, mentre il Pd è nato di centrosinistra”.
Da qui “l’interesse” manifestato per il percorso avviato da Matteo Renzi e Carlo Calenda: “Entro pochi mesi la nascita di un soggetto unitario dei liberali e dei popolari. Confermo che il processo di unificazione mi interessa“. A manifestare un certo malessere è anche Carlo Cottarelli che, da “centrista”, si sente “ancora più anomalo di prima” nel Pd targato Schlein.
Chi invece tende una mano alla segretaria è Graziano Delrio. Tra i primi a denunciare “la preoccupazione tra i cattolici del Pd” per le prime mosse della segretaria, interpellato sul presunto malessere che circola tra i riformisti del Pd, il senatore si è sentito di rassicurare: “C’è posto, eccome, per i riformisti nel Pd. Ha vinto una donna giovane che ha riacceso l’entusiasmo e siamo tutti al suo fianco per aiutarla”.
Poi, riferendosi al tema delle alleanze e alla mano tesa da Boccia al Movimento 5 Stelle, Delrio ha aggiunto: “Francesco Boccia ha detto che parleremo sia con il Terzo Polo che con i Cinquestelle. Noi faremo le nostre proposte cercando di comunicare di più con la società”.
Su quest’ultimo tema, l’attenzione rimane alta nel partito. Non tanto e non solo in vista delle scadenze elettorali, quanto per la necessita’ di mettere in campo una opposizione coesa contro la maggioranza che sostiene il governo Meloni. La sensazione è che, prima della “conta” alle europee, difficilmente si arriverà a stipulare un accordo con le altre forze di opposizione. Men che meno con i Cinque Stelle che continuano a dare prova di voler giocare la loro partita sullo stesso campo del Pd di Schlein, quello del progressismo e dell’ambientalismo.
Cosa dicono i sondaggi
I dati non aiutano il dialogo: i dem tornano sulla soglia psicologica del 20% (non accadeva da inizio settembre dello scorso anno), mentre il M5s si ferma al 15,6 per cento, con un meno 0,8 per cento rispetto alle precedenti rilevazioni. Davanti a questi numeri, c’è da immaginare che Giuseppe Conte continuerà la sua corsa sui dem, puntando a marcare le differenze con il partito di Elly Schlein piuttosto che cercare il dialogo. Intanto la segretaria è impegnata nelle ultime battute della campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia, da una parte, e nella composizione della segreteria, dall’altra.
Non un test probante dello stato di salute dei dem, visto che il Pd non ha nemmeno schierato un proprio candidato ma sostiene l’autonomista Massimo Moretuzzo, su cui convergono anche i Cinque Stelle. Molte più indicazioni arriveranno dai comuni che andranno al voto a maggio: Pd e M5s sono alleati solo in quattro comuni capoluoghi. Una segreteria molto larga, con più di quindici componenti, che tenga dentro anche la minoranza dem, o parte di essa.
È quella a cui sta lavorando la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e che dovrebbe essere ufficializzata tra lunedì e martedì della prossima settimana, anche se fonti della minoranza dem si dicono scettiche sulla possibilità che si chiuda questa settimana. Il giorno buono per un contatto fra Schlein e Bonaccini potrebbe essere domani, quando il presidente dell’Emilia-Romagna tornerà dalla missione in Texas per ‘studiare’ il modello di economia aerospaziale.
Il nodo rimane l’ingresso della minoranza nell’esecutivo dem e, in particolare, quale minoranza: quella dei neoulivisti che non hanno partecipato all’ultima riunione con il governatore, aprendo di fatto la strada al voto per acclamazione sui capigruppo? O anche quella più “critica”?. Fino a qualche ora fa, in ogni caso, l’avviso comune dell’area Bonaccini è che non si sarebbe chiuso a breve.
Per quello che riguarda i nomi in campo, sembrano in discesa le quotazioni di Stefania Bonaldi, per la quale sembrava pronta la delega agli enti locali. Neo eletta alla direzione Pd, sulla ex sindaca di Crema in lizza per la delega agli enti locali avrebbero manifestato dubbi alcuni primi cittadini dem. Salgono, al contrario, le quotazioni di due ‘esterne’ dem come Rossella Muroni e Marta Bonafoni.
La prima, ex presidente di Legambiente, sarebbe stata individuata come possibile responsabile Clima e Transizione Ecologica. La seconda è stata capogruppo in Consiglio regionale del Lazio per la lista Zingaretti, ora unica eletta della lista che ha sostenuto Alessio D’Amato. Considerata la luogotenente di Schlein a Roma, il suo nome affiancato a quello di Muroni sta agitando il partito romano nel quale si parla gia’ di “commissariamento”.
Muroni, infatti, ha espresso posizioni contrarie al termovalorizzatore, opera alla quale sta lavorando Roberto Gualtieri nella sua veste di commissario straordinario per la gestione dei rifiuti. Rimangono alte anche le quotazioni di Peppe Provenzano, per il quale ci sarà “di certo una delega pesante”. Non è dato ancora sapere se si tratterà di quella agli Esteri, né se questa comprenderà anche quella alle Politiche Europee o se le due deleghe verranno spacchettate.
Per il resto, i nomi in campo rimangono quelli dei più attivi esponenti nella campagna elettorale: Marco Furfaro è in pole per la carica di vice segretario unico con possibile delega all’informazione. C’è Marco Sarracino, coordinatore della mozione Schlein durante la campagna congressuale, che potrebbe conservare la delega all’organizzazione nella segreteria. Ci sono, ancora, Alessandro Zan per i diritti, Marta Bonafoni a cui potrebbe andare una delega sulla parità, Stefania Bonaldi per gli enti locali, Sandro Ruotolo con una delega alla legalità’ e al Sud.
E ancora: Michela De Biase, Antonio Misiani e Andrea Pacella. A questi nomi potrebbero aggiungersene uno o due provenienti da Articolo Uno: Alfredo D’Attorre, è una ipotesi. Ma c’è chi lavora a fare entrare anche una donna proveniente dalla componente che fa capo a Bersani e Speranza.
Francesco Bellacqua
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