AGI – Patto di stabilità e Mes sui tavoli di Eurogruppo ed Ecofin I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’UE si riuniranno sabato a Stoccolma per discutere ufficialmente della situazione delle banche europee.
All’Italia si chiede una posizione precisa sul Meccanismo europea di stabilità
I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue si riuniranno sabato a Stoccolma per discutere ufficialmente della situazione delle banche europee, dopo le tempeste di Credit Suisse e Svb, ma affronteranno seppur non formalmente la proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata dalla Commissione europea mercoledì.
L’Italia, che sarà rappresentata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sarà al centro dell’attenzione non solo perché tra i Paesi più indebitati del blocco
(seconda solo alla Grecia), ma anche perché unico dei venti dell’Eurozona a non aver ancora ratificato la riforma del Meccanismo europea di stabilità cioè il Mes.
Dall’Eurogruppo hanno fatto capire che a Roma verrà chiesto di fare chiarezza sulle proprie intenzioni, perché “ora più che mai è necessaria la potenza di fuoco delle istituzioni ed è bene ricordare che il cuore della riforma del Mes è mettere a disposizione un backstop”, o rete di salvataggio, “al Single Resolution Fund che di fatto ne raddoppierebbe la potenza di fuoco” per salvare le banche senza pesare sui contribuenti.
“La mancata ratifica” da parte dell’Italia “sta sostanzialmente facendo attendere ogni tipo di discussione in parallelo. È impossibile discutere altre misure per rafforzare il nostro quadro se non abbiamo ancora completato i precedenti accordi.
In sintesi la mancata ratifica sta avendo un effetto dissuasivo nei confronti delle altre discussioni”, ha fatto sapere un alto funzionario.
L’Italia avrà da dire anche sul nuovo Patto. Giorgetti, pur apprezzando il primo passo compiuto, si è mostrato deluso del fatto che nel conteggio del debito verranno inclusi anche gli investimenti del Pnrr.
La Germania, invece, che è riuscita a strappare l’obbligo per tutti gli Stati che sforano le soglie del 3% del deficit e 60% del debito, di ridurre il deficit annuo dello 0,5%, non è ancora soddisfatta del pacchetto nel suo complesso.
Lascia troppo margine negoziale tra gli Stati e la Commissione europea, nell’elaborazione dei piani di rientro da debito (quadriennali prorogabili a sette).
Per la Spagna, che dovrà guidare il negoziato della riforma durante la sua presidenza dell’UE nella seconda metà dell’anno, la proposta include in gran parte le idee che aveva sollevato nel documento congiunto presentato lo scorso anno con i Paesi Bassi, tra cui l’approccio a medio termine, la differenziazione per Paese e la maggiore importanza data alla crescita.
Tuttavia resta da verificare, secondo Madrid, appunto se le salvaguardie volute dalla Germania per evitare il rinvio degli aggiustamenti fiscali rispettino lo spirito della proposta.
Sulla stessa linea la Francia, il cui ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, ha valutato che la proposta va “nella giusta direzione”, ma ha avvertito che Parigi si oppone a “norme automatiche uniformi per la riduzione del deficit e del debito” perché “contrarie al principio di differenziazione” per Paese.
L’obiettivo politico è raggiungere un accordo entro la fine di quest’anno, in tempo per il 2024 quando verrà sospesa la clausola di salvaguardia attivata con il Covid e che, finora, ha permesso agli Stati di spendere senza rendere conto ad alcuno o quasi.
Fonti europee sottolineano che dal punto di vista tecnico sarebbe possibile riuscire nell’intento “con un po’ di buona volontà” da parte di Consiglio e Parlamento. Sottolineano che la Commissione “ha fatto uno sforzo serio per presentare una proposta che bilanci i diversi interessi”.
La Spagna ha già assicurato che ce la metterà tutta per rispettare la tabella di marcia.
Clara Angelica Palumbo