Francesco incontra i poveri e i rifugiati. Con loro anche i rom ungheresi e una folla di tante persone assiepate per assistere all’evento. Insieme anche rifugiati provenienti da Pakistan, Afghanistan, Iraq, Iran, Nigeria, Sud Sudan.
Il momento epocale non poteva mancare. In piena guerra russo-ucraina Francesco vuole abbracciare i profughi provenienti all’Ungheria. Bergoglio non si muove mai a caso. Quando lo fa è a ragion veduta e il secondo giorno di viaggio nel paese di Orban sceglie questo momento di grande impatto emotivo per commuovere il mondo come lui sa fare benissimo.
Un momento che fa derubricare le dichiarazioni sull’aborto che aveva dato sempre in questa sede e, pur facenti parte del glossario ideologico di Santa Madre Chiesa, non erano mai state dette in così chiari termini.
Ma un altro tema saliente consiste nel rapporto tra la Chiesa di Roma e quella ortodossa. In questa direzione l’incontro in Nunziatura con il metropolita Hilarion. È l’ex ‘ministro degli Esteri’ del patriarca Kirill. Proprio l’uomo della grande temperie nella Chiesa dell’Est perché rimosso per aver espresso riserve sull’invasione russa dell’Ucraina e da allora metropolita di Budapest e Ungheria.
La presenza del Papa, il clima teso nella Chiesta ortodossa, non poteva che essere mitigato dall’apparenza mite dei due interlocutori. Venti minuti – riporta la Sala stampa vaticana – In cui era presente anche il nunzio apostolico, monsignor Michael Banach.
La solennità si è ottenuta nella chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria. All’interno del quartiere ebraico di Budapes c’erano anche i profughi ucraini. Quindi la Caritas e Sant’Egidio.