Non è detta l’ultima parola ma da Palazzo Vecchio è ora che si rifacciano i conti se veramente si voleva ristrutturare lo stadio della città e per farlo si intendeva avvalersi delle risorse europee. Del resto, anche lo stadio rappresenta standard infrastrutturale, ma soprattutto lavoro e miglioramento dei livelli di qualità generale di cui dota la città. Al momento però questi cinquantacinque milioni li perde. Si allontana la possibilità di avvalersi del finanziamento a seguito della dichiarazione resa dal ministro addetto al ramo degli Affari Europei, Raffaele Fitto. Già la commissione europea aveva rilevato come non si potesse considerare uno stadio di calcio un esempio di riqualificazione urbana e sociale.
L’obiezione che arriva dal resto d’Italia è che se nelle principali città si è lavorato per acquisire finanziamenti privati e tessere una grande capacità progettuale per una struttura che ha un uso privato, la Società che ne è proprietaria, non si capiva perché a Firenze si dovesse trovare l’uovo di colombo utilizzando dei finanziamenti pubblici.
I commentatori avevano subito sentito puzza di zolfo ritenendo il Matteo ex premier come grande architetto di questa manovra ma Renzi stesso si era premurato di stigmatizzare questa operazione.
Non a caso nelle repliche Fitto ha chiarito bene che l’idea di costruire stradi di calcio è incompatibile con l’utilizzo di fondi speciali arrivati dal Recovery Fund. Ma l’obiezione è stata anche quella per cui si faccia economia di programmazione essendo il governo in difficoltà nel portare i compiti finiti a Bruxelles. Sul tema, sempre Fitto ha chiarito: “spenderemo tutto”.
Inevitabile la dichiarazione di forte delusione da parte del sindaco di Firenze Dario Nardella che parla esplicitamente di “danno grave”. “Siamo profondamente delusi – ha detto il sindaco di Firenze – per questa decisione dell’Unione europea sulla quota di finanziamento di 55 milioni di euro del Pnrr sul progetto di restauro e riqualificazione dello Stadio Franchi di Firenze, che non è semplicemente uno stadio ma un monumento nazionale vincolato dallo Stato”.