Conosco Alessandro Sansoni da decenni. Di tempo ne è passato da quando ventenne girava con una macchina fotografica al collo, a immortalare la città e piccoli istanti di quotidianità. Mai banale, il suo linguaggio si è poi trasformato nel corso del tempo attraversando diverse espressioni, dalla manipolazione digitale, alla pittura, agli assemblage, creando sempre immagini capaci di metterle in connessione.
Lo incontro un anno dopo il suo esordio della Blister Art, deciso a riprende il filo della sua idea, sempre così attuale e provocatoria. Il concept del progetto espositivo “Blisterart. After all” – che ho avuto l’onore e il piacere di curare negli spazi di Micro – ha origine da un episodio di grande smarrimento emotivo provocato dal rischio per Sansoni di perdere la vita. Sebbene tale pericolo sia fortunatamente rientrato, si vede improvvisamente costretto all’assunzione quotidiana di farmaci, ciò che lo conduce a un cambiamento di abitudini e nuove riflessioni. È stata infatti questa nuova e necessaria pratica, la molla che lo ha spinto a reinventare in modo creativo, la presenza ingombrante dei medicinali nella sua quotidianità.
Cosi da quel momento Alessandro produrrà un nuovo stile, la Blisterart, e trasformerà una vicenda che ha sfiorato il dramma in una rinascita personale, volta anche a una ulteriore doppia azione, da un lato quella che ha un risvolto sociale – l’operazione difatti, consente il riciclo del materiale con cui sono composti i blister – dall’altro anche il senso di riconoscimento del valore della medicina che ha permesso la cura e la rinascita.
Altri due però sono i fatti che entrano di prepotenza nel suo scenario creativo, e sono accadimenti di portata storica tali che sconvolgono l’intera scena mondiale: lo scoppio della pandemia da coronavirus, momento in cui il mondo intero si riscopre più fragile, e la guerra tra Russia e Ucraina, che è ancora in atto. L’artista ha colto anche queste altre significative esperienze umane e personali con rispetto e attenzione alla contemporaneità.
Il nucleo di opere prodotte negli ultimi anni che ha visto la luce il 12 maggio 2023 nella mia galleria, rispecchia questi grandi sconvolgimenti personali e mondiali che hanno rappresentato la costante di questo travagliato inizio secolo.
L’ho intervistato per voi, ecco cosa ci ha raccontato.
I farmaci sono diventati una parte importante della tua vita. Vuoi raccontarci come ti è venuta questa idea? Dopo il pre infarto ho incominciato a mettere da parte i blister che avrei dovuto buttare. Poi durante la pandemia ho incominciato ad usarli per fare arte.
È stata una sorta di provocazione? Direi proprio di sì.
Ogni blister usato ha una sua storia, è un’opera corale…Come avviene l’assemblaggio? I blister vengono da tante persone diverse. Assemblarli ed incollarli nel modo giusto è il primo passo.
Sperimenti di volta in volta o sai già l’effetto che vuoi ottenere? Entrambe le cose. E ogni tanto ci si butta nell’ignoto.
Hai pensato ad altre tecniche per realizzare opere con recupero di altri materiali? Per il momento sono concentrato sui blisters.
Cosa vuoi trasmettere alle persone che guardano il tuo lavoro? Rinascita. Riutilizzo. Ripensare al nostro vivere. Riciclo della plastica. Può bastare.
Quali artisti ti hanno influenzato? E quelli che più ammiri? Influenzato Julian Schnabel, Shepard Fairey, Marlene Dumas, Gerhard Richter. E li amo tutti.
Hai creato una sorta di storia pittorica e metaforica che documenta un periodo preciso della tua vita. Qual è il tuo rapporto con la morte? Di studio. Vorrei arrivarci tardi e preparato…
Il tema del riciclo è indagato da molti artisti. Quali percorsi si potrebbero ancora esplorare e quali sono i tuoi futuri progetti in questa direzione? Ho molto da esplorare con questo simbolico feticcio. Seguirò il mio istinto e la poesia.
Oltre i blisters anche le armi. Qual è il messaggio? Come gli animali avvertono i terremoti prima che avvengono, così noi artisti sniffiamo ciò che accadrà. Sei mesi prima dello scoppio della guerra in Ucraina ho incominciato a fare quadri su questo drammatico tema.
Che cosa significa oggi essere un artista? Conservare l’istinto animale. Ed abbaiare se c’è una necessità!
Quanto ha influito il viaggiare per il mondo e conoscere culture diverse sul tuo personale immaginario? Molto. Ma lo si può fare anche virtualmente ormai. Con Google Map puoi andare in giro per il mondo. Certo, lo so, non è la stessa cosa ma…
Qualcosa che non ti ho chiesto che ti piacerebbe far sapere ai nostri lettori? Che le passioni sono il sale della vita. Ma che se ne si abusa potrebbero farti venire un infarto. Parola mia.