Un amante dello sport, in particolare del tennis, è il figlio di mamma Giada Giunti, al quale è stato ridotto drasticamente la pratica sportiva agonistica e l’ingresso nel suo circolo dove è cresciuto respirando aria sana e coltivando numerose amicizie. Si allenava quasi ogni giorno per più ore, come prevede anche un allenamento a livello agonistico specialmente per i talenti. Un amore per il tennis, uno sport che ha reso il piccolo famoso tra grandi e piccoli per le sue doti tennistiche, ma anche per il fair-play. Vince un torneo Kinder, non esulta, si reca ad abbracciare il concorrente che aveva iniziato a piangere. Gli è valso anche il premio fair-play. Settimane nelle accademie della federazione, ma poi tutto è stato “ridimensionato” dalle figure istituzionali quali la consulente tecnica d’ufficio (CTU), il tutore, il curatore speciale, il giudice. Nessun torneo nazionale (tranne uno) ed internazionale, nessun allenamento, nessuna festa in un circolo tra i più famosi e mondani della Capitale (con i suoi 5 ettari immerso nel Parco del Veio), ma solo l’ingresso tre volte alla settimana per una sola ora e mezza, poi nessuna doccia negli spogliatoi con tanti amici e subito a casa. Nessuna festa di Natale, di Pasqua con 4 mila soci ed 800 bambini iscritti, impedite le gite e le feste di fine anno a scuola. È noto scientificamente quanto la pratica sportiva sia fondamentale per una corretta e sana crescita fisica e mentale fin da piccoli, ma il tutore del minore nominata nel 2015 ha disposto questi ed altri divieti (come pure corsi nelle famose accademie, corsi vari, raccattapalle, etc.). Molti audio e video sono stati postati dalla mamma sul suo profilo facebook. Dal 2018/2019 il figlio di Giada non pratica più lo sport che lo rendeva felice. Perché tutti questi divieti? lo ho spiegato anche la consulente tecnica d’ufficio nominata dal TM di Roma che si può trovare sul profilo della mamma. ” L’ingresso nel circolo e gli incontri con il papà sono molto collegati”. Nel video si possono ascoltare le minacciose parole della ctu, ma la mamma ha preferito non fare ascoltare la voce di suo figlio, i suoi pianti, le sue richieste di spiegazioni sulle motivazioni di questi divieti. Ha infatti, anche sostenuto che ” più sport si fa e meglio è, ad un bambino lo sport non si dovrebbe impedire”. I toni della ctu salgono fino a dirgli che se gli va bene un “aumento” di un solo giorno, poteva ottenerlo, altrimenti sarebbe rimasto con tutte le restrizioni drasticamente decise.
Ma il curatore speciale ci ha messo del suo, avallando le decisioni prese, anzi, contrariamente a quanto stabilisce la scienza, quando viene sostenuto dagli esperti per una sana crescita psicofisica, ha relazionato che “ugualmente la madre ha continuato a sostenere la convinzione del figlio, corredata dal conseguente vissuto persecutorio, che la limitazione alla pratica del tennis, che il bambino esercitava ossessivamente tutti i giorni sabati e domeniche incluse, sole “tre volte” a settimana sia una sorta di punizione riferibile al padre”; “ dichiara di sentire la mancanza dei suoi amici del tennis. Si è perciò lamentato delle restrizioni imposte dal tutore relativamente all’attività sportiva e alla frequentazione del circolo, dove in effetti fino ad un mese fa si svolgeva la gran parte della sua vita. Anche in tale occasione la madre non è stata capace di intervenire per spiegare al bambino le ragioni per le quali il tutore ha ritenuto di limitare la sua attività sportiva rimanendo in silenzio”.
La deputata Stefania Ascari ha presentato una interrogazione parlamentare sul caso del figlio di Giada ai ministri della Giustizia Carlo Nordio, alla ministra della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, al ministro dello Sport e Giovani Andrea Abodi.
” Nella vicenda in parola della magistratura avrebbe ritenuto ” superflua” l’ acquisizione del compendio probatorio relativo agli incontri con il minore ed alle sue richieste, adottando provvedimenti fortemente e drasticamente incidenti sulle sue condizioni di vita materiale e relazionale ” si legge nella interpretazione presentata dalla Ascari. Ed ancora “nel caso trattato sembrerebbe essere completamente trascurato anche la volontà di quest’ultimo ” (del minore), come si legge nella risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell’ ex ministro della Giustizia Bonafede. ” Il gioco è un diritto, come indicato e sancito nell’ articolo 31 della Costituzione sui diritti dell’infanzia e della adolescenza. Appare doveroso e urgente un intervento delle Istituzioni per far luce sulle gravi omissioni e negligenze sopra evidenziate“, così si legge ancora.
Non solo divieti e restrizioni alla pratica sportiva, ma è noto che il minore è stato allontanato dalla mamma accusata di avere “un rapporto simbiotico” con il figlio e secondo alcuni tribunali l’unico modo per far recuperare un rapporto con il padre rifiutato è “l’allontanamento del minore dalla madre appare, l’unico modo per consentire al bambino di liberarsi dalla relazione esclusiva e parassitante che ha con la madre…..”
Prelevato da scuola da 12 persone di cui 5 agenti dell’anticrimine 10 giorni prima del Santo Natale nel 2016, collocato in una casa famiglia, poi affidato al padre.
Mamma Giada sta lottando da anni per far ritornare a casa il figlio, anche presentando 65 richieste conciliative negli ultimi 4 anni all’ex marito ed alle Istituzioni, pur di risolvere ogni contenzioso per il bene di suo figlio. Recentemente ha provato a telefonare all’ ex marito per un confronto ed una soluzione, ma non ha avuto risposta, come pure i suoi messaggi sono rimasti senza esito.
Mamma Giada non si arrende e continua la sua battaglia per suo figlio e gli altri bambini in situazioni simili.