di Alberto Zei /
Sempre di più sono gli artisti che arrivano nella Capitale, concependo Roma come centro di scuola e di indirizzo nei vari settori di attività culturale e verso i quali si sentono più inclini o meglio attagliano il proprio naturale talento.
PaeseRoma.it aveva pubblicato nell’ aprile scorso una intervista proprio sui giovani talenti che intraprendono questo percorso, da cui risultava dalla stessa intervista che proprio Roma, piuttosto di altre città di tradizione artistica, sia considerata la vera culla della cultura per le loro aspirazioni.
Diversi lettori hanno lasciato un commento sul contenuto dei valori rappresentati da quell’intervista confermando una simile visione sulle questioni trattate. Qualche altro si è soffermato sul significato della conclusione.
Il maggiore interesse per Roma Capitale è destato dall’ argomento arte, poiché una volta condivisa dal pubblico l’effettiva valenza di un artista, per lui si impone anche un interesse utilitaristico occupazionale; interesse che per ragioni facilmente intuibili, prescinde in un contesto di concorrenza dalla disponibilità di mercato di posti vacanti, anche nel particolare momento (speriamo che sia soltanto un momento) di crisi lavorativa come questo.
Una opportunità degli interessati
Il cambiamento culturale che da tempo si assiste, circa le scelte di artisti giovani e meno giovani, è purtroppo concepito talvolta anche in modo altrettanto utilitaristicamente distorto nei santuari dello spettacolo dove viene promosso o realizzato, soprattutto da enti pubblici o sostenuti con pubbliche sovvenzioni.
Se si prova a dare una spiegazione a questa tendenza nell’ intento di contribuire, soprattutto attraverso i valori artistici individuali che attualmente vanno per la maggiore, a stabilire quali obbiettivi vengono perseguiti dalle lobby dello spettacolo, allora si comprende meglio gli interessi in gioco; si prende cioè, coscienza quale sia da una parte, l’ aspettativa dei diretti protagonisti dello spettacolo, mentre dall’ altra si evince chiaramente dove portino le scelte di convenienza degli pseudo santuari dell’ arte.
La disponibilità di scuole, di centri policulturali, di teatri d’ essay presenti in Roma per lo studio e la preparazione artistica delle giovani leve, ha finora offerto un interessante riferimento per le aspirazioni di un gran numero di persone; ma oltre a soddisfare le inclinazioni individuali circa il tipo di indirizzo preferito, ha dato anche un interessante risposta occupazionale a quegli allievi che emergendo dalla mediocrità, sono in grado di distinguersi nello spettacolo per spirito di adattamento nei ruoli e per capacità professionale.
Il timore reverenziale delle reclute
Gli aspiranti artisti, dopo i relativi test attitudinali per i vari settori dello spettacolo e un appropriato ciclo di studi sull’ indirizzo prescelto, di solito si presentano in punta di piedi nei santuari dell’ imprenditoria per mostrare il proprio talento con tutta l’umana insicurezza tipica della situazione.
Questa condizione, diciamo di “timore reverenziale” di fronte ai produttori e ai registi ai quali le nuove reclute si rivolgono, non può prescindere dalla aspettativa di correttezza di essere valutati alla luce del loro effettivo valore e della loro capacità professionale.
Quando poi, i potenziali datori di lavoro sono gli Enti pubblici, come la Rai per la televisione o lo spettacolo, oppure, i centri di produzione cinematografica sovvenzionati dalla Pubblica Amministrazione, centrale o regionale, allora la pretesa di serietà e di correttezza diventa un obbligo e la meritocrazia dei valori artistici ai vari livelli e settori dello spettacolo di coloro che si presentano, diviene un valore inalienabile.
Il significato delle cose
Si è preso atto che da un certo tempo a questa parte, la rispondenza dei valori ricercati che si attagliano agli usi e costumi del mondo artistico, in special modo della prosa, non rispondono a quelle caratteristiche di base su cui si fonda il talento di protagonisti gradito al pubblico. Diversamente, senza cioè, qualità di questo genere, non bastano altre doti individuali, quali la sola avvenenza fisica, in special modo femminile; doti valide certamente per altro genere di rappresentazioni ma non per lo spettacolo di qualità che gli enti menzionati sono tenuti ad offrire agli spettatori dopo aver beneficiato di sovvenzioni dello Stato a carico dei contribuenti o di quelle direttamente accreditate dagli utenti sul canone tv.
I recenti mancati riconoscimenti alla Biennale di Venezia delle opere cinematografiche italiane alle quali anche la Rai si è prodigata e a cui venivano riposte grandi attese, pur comprendendo quanto si vuole il disappunto suscitato in casa nostra, qualche significato devono pure avere.
In questo senso le valide scuole di formazione artistica presenti nella capitale avranno già da tempo percepito un certo malessere e probabilmente conoscendone la ragione, sarebbe auspicabile che facessero sentire il loro parere e dessero il loro stesso contributo per riportare meritocrazia nel mondo dell’ arte.