Alla sua morte ci si è interrogati a lungo su chi potesse essere l’erede del Presidente. Oggi si è trovato. Perché al di là delle posizioni specifiche Daniela Santanchè si caratterizza per la sua qualità di essere considerata “incompatibile con l’incarico di ministro”, “inadeguata” e ciò perché i suoi affari personali fatti di successi e insuccessi entrerebbero in contrasto con l’interesse pubblico che ha bisogno di persone specchiate. Senza ombre personali. “Al di sopra di ogni sospetto”… Ed essendo impossibile trovare questo San Francesco o questa Santa Chiara (le pari opportunità vanno preservate anche negli esempi) ci si lega al personaggio discusso del momento. E questo personaggio è lei: Daniela Santanchè. Ha tutte le caratteristiche del leader, quindi. Assorbe su di sé le attenzioni e il livore della stampa contraria così come dell’opposizione per consentire al resto dello staff di governo di lavorare in tranquillità. In contempo è lei che tiene alto il livello del dibattito, che fa sognare all’opposizione alle corde la possibilità di mettere a segno un colpo.
Questo colpo non è arrivato, mercoledì 5 luglio. Nel dibattito al Senato la ministra si è comportata da leonessa e la discussione è stata rinviata al suo aggiornamento. Qualora ci sia. Qualora arrivino gli avvisi di garanzia. Qualora la vicenda sollevata da Report avesse una continuazione. Per ora la ministra del Turismo gioca la carta della solennità: “Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi”. (Ha chiesto. Attende risposta. Quindi non è detto che non ci sia).
Quindi il solito refrain di queste occasioni: “strumentalizzazione politica”. Fin qui il solito fritto a cui siamo abituati. E poi la carta del libro Cuore: “Faccio impresa da quando ho venticinque anni, sono partita da Cuneo con la forza del lavoro contando solo su me stessa, ho raccolta importanti successi imprenditoriali, sono fiera di aver dato lavoro a tante persone. Ho investito nella pubblicità nell’intrattenimento e poi nell’editoria. Ho potuto scrivere pagine di successo”.
E poi il punto nodale che dovrebbe essere ragionato con senso dell’attualità, al di là dei casi specifici: ”Essere un imprenditore e anche un politico non significa che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un’indebita penalizzazione ad personam“.
Di qui, i distinguo per la sua figura imprenditoriale: “Non ho mai avuto nessun controllo nel settore dell’alimentare biologico”.
Sulle società di Visibilia ho dato disponibilità di tutto il mio patrimonio per salvare queste aziende – la difesa, come etica imprenditoriale. Ma manca ancora il profilo politico. Nei quaranta minuti del suo disco di coscienziosa imprenditrice votata al bene della sua impresa, quindi anche a quello dei suoi lavoratori, non c’è una rilevazione politica. Ma non c’è neanche nelle repliche. Anche quelle più polemiche.
A cominciare dai Cinquestelle che con Stefano Patuanelli presentano una mozione di sfiducia.
Si dissocia Enrico Borghi di Italia Viva. Non chiede dimissioni perché non ci sono avvisi di garanzia. Ma pur partendo bene evita di affrontare la questione delicata dell’equilibrio e la credibilità di cui un soggetto politico, oggi, si deve mostrare come interprete. È minata da un’inchiesta giornalistica in cui si dice che la sua posizione con la ragioneria delle sue attività lascia a desiderare? È colpa grave avere una pendenza con le tasse?
Antonio Misiani del PD sicuramente ritiene di sì perché ne chiede le dimissioni. Il problema per lui consiste nell’ “opportunità politica. Noi non abbiamo avuto risposte chiare e a questo punto le chiederemo ai ministri competenti, a Calderone, Urso e Giorgetti”. E ancora: “può una ministra avere un debito nei confronti dello Stato? Secondo noi no, non può rimanere al suo posto. Ministra Santanchè oggi in quest’Aula le chiediamo di essere coerente e di rassegnare le dimissioni”.
Ovviamente solidale Massimiliano Romeo della Lega. Con lui anche Pierantonio Zanettin di Forza Itali: “solo indiscrezioni stampa,chiudiamola qui”. Lo stesso Antonio De Poli di Noi Moderati.
Chiede le dimissioni Antonio Magni di Alleanza Verdi Sinistra.
Ed è così che la pomeridiana teatrale si chiude a Palazzo Madama. Ma gli appassionati del genere siano tranquilli. Sono attori che daranno sicuramente una replica.