Considerato lo sport facile dei notiziari che focalizzano l’attenzione sul caldo per proporre una temperatura differenziale alle urticanti questioni relative ai fuochi polemici parlamentari, ci uniamo alla tendenza. Dire che fa caldo consiste nell’unica asserzione universale e necessaria. Quanto inutile, però. Come Peppino e Totò ripetevano “Maledetto Sole africano” nel film Totò sceicco per scaricare le tensioni che gli arrivavano dalle frequentazioni dell’inquietante antico Egitto, oggi si ripete la litania del caldo.
Ieri i primi due bollini rossi. L’Italia centrale, in particolar modo la Sardegna, le prime aree ad essere direttamente sotto la calura che lambisce la misura dei quaranta gradi. Ma potrebbe arrivare anche nel resto d’Italia con la durata di circa una settimana.
Otto, i centri urbani messi all’erta. Mercoledì scenderanno a sette. Lo dice il bollettino del Ministero della Salute. L’Italia resta il Paese europeo più colpito dal caldo, sia sotto il profilo termico che da quello estremo delle perdite in termini di vita. La giornata di ieri è rimasta caratterizzata dal bollettino necrologico accompagnata a quello termico. Sono decedute diciottomila persone per una causa riferibile al caldo. In Europa, 61.672. (Lo studio è stato pubblicato su Nature ed è stato coordinato dal Barcelona Institute for Global Health).
Ma a ben guardare la specificità italiana è spiegata non dal caldo più forte bensì dal maggior numero di anziani, i più sensibili alle alte temperature. Ed in ogni caso sarebbe bene andare a guardare analiticamente le casistiche per cui si è arrivati a numeri di questo tipo legandoli all’aleatoria dimensione del caldo estivo.
In ogni caso ora ci sono Roma e Rieti al centro dell’escursione termica verso l’alto. Si evidenzia subito il rosso del bollino. Che di per sé non significa alcunché ma deve solo imprimere una sensazione di timore e tremore per consigliare le persone anziane a non uscire di casa se non la mattina prestissimo o la sera all’imbrunire.