“Omicidio colposo”. È l’accusa diretta ai medici che hanno curato Andrea Purgatori con diagnosi contraddette dallo sviluppo effettivo della patologia evidenziata dal giornalista. Quindi, due le persone iscritte nel registro degli indagati. A muoversi sono stati i familiari, ma data la pubblica evidenza dell’incongruità tra prime diagnosi e lo svilupparsi della fenomenologia del male che ha portato alla morte del giornalista, ci si poteva aspettare anche un procedimento d’ufficio.
Come di rito, dovrà quindi disporsi l’autopsia. Attraverso i carabinieri si dovrà disporre delle cartelle cliniche che avevano diagnosticato un tumore al polmone poi incredibilmente scomparso dopo le prime sedute di radioterapia.
Impressionante come il giornalista sempre a caccia di casi interessanti da mettere all’attenzione di tutti per le malversazioni che presentavano diventi lui stesso un caso di questo tipo.
Il caso si sintetizza su come una diagnosi così precisa possa esser cancellata dallo svolgimento effettivo delle condizioni di salute che poi inevitabilmente hanno portato alla morte. Ma questo probabilmente perché non si era rilevata la vera prima causa del malessere di Purgatori che da inizio luglio accusava un senso di stanchezza e spossatezza.
Pare che Andrea Purgatori fosse una persona di buona salute e in costante monitoraggio medico per saggiare le proprie condizioni. Ritualmente si sottoponeva a indagini diagnostiche.
L’autopsia dovrà rilevare quanto il sessantenne fosse effettivamente affetto da una malattia cancerosa o quanto, alternativamente o compatibilmente, fosse stato affetto anche da ischemie cerebrali.