Giuliano Montaldo, regista, sceneggiatore e attore italiano, genovese, classe 1930, si è spento quest’oggi a Roma. Maestro del cinema italiano dagli anni ’60 per oltre 50 anni, dopo il suo esordio alla Biennale del Cinema di Venezia con Tiro al piccione nel 1961, ( film riproposto restaurato nel 2019 in Venezia Classici, sezione della quale era stato presidente della giuria nel 2014), ha diretto capolovori tratti dalla grande letteratura del ‘900, da Sacco e Vanzetti, agli Intoccabili, Giordano Bruno, L’Agnese va a morire, Gli occhiali d’oro (Osella d’oro per la scenografia e i costumi), Tempo di uccidere (tratto dal libro premio Strega di Ennio Flaiano), I demoni di San Pietroburgo, L’industriale, l’Oro di Cuba ed ha lavorato coi massimi professionisti di tre generazioni: da Lizzani, Lupo e Volontè a Morricone e Storaro, a Favino, Purgatori, Bruni. Vincitore del David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 2018, dopo quello alla carriera nel 2007. Nel corso della sua lunga attività, negli anni ’80 si è confrontato anche con la televisione con lo sceneggiato-kolossal Marco Polo, e grazie alla sua grande abilità nella narrazione popolare ha firmato varie regie liriche.
Turandot il suo primo titolo areniano (9 recite nel 1983, subito riprese dalle tv, nel cast Dimitrova, Martinucci, Gasdia e Furlanetto), riproposto nel 1991 e nel 1995 (rispettivamente per 12 e 8 serate. Lo scenografo Luciano Ricceri e la figlia di Giuliano – Elisabetta Montaldo ai costumi, furono inseparabili compagni d’avventura nelle molte esperienze areniane, sempre accompagnate da un grandissimo consenso di pubblico: l’unico Attila in Arena (1985, immortalato anch’esso in video), l’ultimo Otello (1994, con artisti quali Domingo, Bruson, Ricciarelli), La Bohème (1992 e 1994), Un Ballo in maschera (debutto di Licitra, 1998), Tosca (1998 e 2002, con Dessì, Cedolins, La Scola, Carroli, Raimondi…).
Come ricorda Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona: «Se ne va uno dei più grandi maestri del nostro tempo, un uomo ammirato e imitato, un artista che amava lo spettacolo in tutte le sue forme e lo sapeva porgere al grande pubblico. Ne conservo un ricordo personale bellissimo, per cui era un onore e un piacere poter essere diretti da lui. A nome di Fondazione Arena, per cui ha firmato alcuni degli spettacoli più amati e significativi della storia recente, rivolgo le più sentite condoglianze alla famiglia, alla moglie Vera, alla figlia Elisabetta, ai nipoti».
La morte di Giuliano Montaldo rappresenta una grande perdita per il mondo del cinema e per tutti gli amanti del cinema. Anche il Presidente, il Direttore generale, il Consiglio di amministrazione, il Direttore della Mostra del Cinema e la Biennale di Venezia tutta ricordano con particolare stima e affetto il regista, sceneggiatore e attore Giuliano Montaldo, maestro del cinema italiano e figura emblematica del cinema di impegno civile, autore di opere di notorietà internazionale.
di Daniela Paties Montagner
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