I valori della mostra – C’è sempre qualcosa di interessante da cogliere quando a Portoferraio si entra nelle solenni stanze della Gran Guardia Medicea dell’antica Cosmopolis dove dall’inizio dell’estate ha luogo la mostra di arte plastica e figurativa degli artisti, non solo dell’Isola d’Elba, come in queste settimane di settembre prima della chiusura. Tanto che vi è ancora molto da commentare sull’ intrigante doppio senso che alcuni pittori hanno saputo conferire ai propri quadri attraverso una nuova visione di arte contemporanea.
I fattori comuni – Tra i quadri esposti è stato preso a riferimento dei valori comuni con le altre opere quello del pittore Giovanni Di Brizzi, qui riprodotto. La qualità che si presenta nel contesto simbolico dell’opera è l’ immediata visione dei tratti, dei segni e dei colori che costituiscono la semiotica nella sua completezza da cui però, si avverte la costruzione emblematica di un ulteriore significato dello stesso dipinto. È vero che la prima impressione che si trae è quella che direttamente il quadro comunica all’osservatore, che però non convince del tutto, forse anche volutamente proprio per indurlo a trovare il significato sottinteso; cosa che non avverrebbe se la prima rappresentazione di immagine fosse di per sé, esaustiva.
Nel linguaggio della simbologia – Passando per quanto detto, direttamente alla simbologia usata per esprimere il concetto contenuto nel quadro, nel primo piano della tela è dipinto un agglomerato di figure tondeggianti di indefinito colore grigiastro. Sopra di queste si distende un tratteggio giallo dorato fino al limite della figura sottostante ma con delle elaborazioni trasversali e avvolgenti verso il basso, anche con soluzione di continuità tra di loro. A fianco a sinistra, vi è una forma stilizzata di colore azzurro dal bordo circolare posizionata sulla base del quadro.
In primo piano – Il tema posto in primo piano è un agglomerato di corpi inerti di colore sfumato tra il grigio e celeste che rappresentano degli oggetti che per loro stessa natura risultano riuniti in un unico contesto. Al di sopra di questo si delinea una forma allungata di colore paglierino che richiama il colore dell’oro di una mano stilizzata. Il lungo tratteggio assume un andamento avvolgente dall’inizio alla fine gli oggetti che sovrasta. Ai lati di questo dipartono discese curvilinee verso il basso: la prima ha il carattere di un dito avvolgente; la seconda risulta come un dito penetrato all’interno degli oggetti; la terza e la quarta appaiono come dita distaccate nell’atto di afferrare. Proprio questa impostazione di immagine esprime nella sua rappresentazione che l’eccessiva violenza può causare simbolicamente qualche dito staccato, ma la presa resta. Si tratta appunto della mano sovrapposta nell’atto di impossessarsi violentemente di qualcosa che il pittore dipinge con questo particolare riferimento.
La allusione degli oggetti – L’allusione alla appropriazione è supportata dall’immagine di una specie di cappello blu con doratura deposto a fianco della rappresentazione della mano. Infatti il cappello di colore blu è riconosciuto in letteratura e nella narrativa internazionale, come il simbolo della elaborazione intellettuale degli atti conseguenti. Quindi, nel caso specifico l’immagine comunica la deliberata volizione di appropriarsi attraverso la mano dal colore dell’oro di tutto ciò che di importante è possibile afferrare per farlo proprio. In basso invece, la struttura poggia su un piano definito in superficie con una linea di pittura rosso sangue in tutta la sua lunghezza. La parte sottostante, si compone di più tratteggi violetti di spessore rettangolare chiaramente allusivo, allineati a più livelli al di sotto della superficie. Il colore violetto e le sottili linee di rosso soprapposte convalidano l’ interpretazione a cui il pittore si riferisce.
Il simbolismo – Il quadro raffigura il potere che senza scrupoli si allunga su tutto ciò che è possibile impossessarsi, anche se il prezzo da pagare comporta l’ allusione simbolica sia delle dita, sia della base del quadro, di per sé sufficientemente eloquenti. Che dire poi? Se non che Di Brizzi ha saputo emblematicamente ritrarre quanto detto con efficaci pennellate, sia per la forma, sia per i toni cromatici, come per l’ eloquente accostamento del rosso al violetto. In conclusione, l’opera rappresenta una allusiva espressione dei valori ambiti della vita quotidiana e dell’avvertimento del prezzo da pagare se la mano adunca del potere riuscirà anche solo ad appoggiarsi soprattutto sui valori patrimoniali o morali da cui preventivamente dovrebbe essere respinta.