Prezzi alle stelle e lettini pagati oro? A Fregene, a due passi da Roma nel mese di agosto i lettini negli stabilimenti balneari hanno avuto un costo che andava da 3 euro a 12 euro. Insomma, una giornata in riva al mare sdraiati su un lettino, con i servizi di uno stabilimento, al costo di circa 5 euro. L’Italia non è tutta uguale.
Partiamo da Roma in una caldissima mattinata di agosto per scoprire i prezzi degli ombrelloni e lettini, la benzina la troviamo a 1,934 centesimi, come pure a 1.999, o a 2,130. La nostra intenzione era anche quella ascoltare i gestori degli stabilimenti balneari, capire le loro difficoltà, ascoltare le loro richieste al Governo e ci viene in mente, ma chi paga l’Imu su un bene immobile che non è di loro proprietà? La risposta è stata univoca “la paghiamo noi, nonostante non abbiamo il titolo di proprietà”. Ma come è possibile pagare una tassa (l’IMU, imposta municipale propria) da parte di chi non possiede immobili, aree edificabili, terreni agricoli? I gestori che abbiamo intervistato pagano importi che vanno dagli 8 mila ai 36 mila l’anno, in funzione ovviamente del suolo che occupano.
Il personale stagionale e l’enorme difficoltà a recuperarlo.
Anche in questa stagione, come nelle due precedenti le difficoltà sono state anche il reperimento del personale stagionale, specialmente i bagnini, i commis di sala.
“I bagnini non si trovavano”, ci racconta Pietro Fazioli concessionario dello stabilimento Gilda on the Beach; “abbiamo avuto delle difficoltà enormi quest’anno, già nello scorso anno siamo stati un pochino in difficoltà. Siamo sotto organico” afferma Andrea Salce, gestore dello stabilimento Riviera. “Una difficoltà immane, non c’è proprio personale, dai 24 che eravamo l’anno scorso, siamo dimezzati, non c’è proprio gente disposta a lavorare, sia piccola che grande”, osserva Stefano Dionisi, concessionario dello stabilimento Saint Tropez.
Ed alla domanda riguardo la tipologia di personale per il quale ha trovato più difficoltà nel reperimento risponde “manca il personale sia della sala, sia della cucina, spiaggia, non hanno proprio interesse o voglia di venire a lavorare, non c’è nemmeno richiesta, quest’anno veramente difficile”.
“Gli ultimi due anni sono stati veramente tragici perché prima passavano sia ragazzi anche della zona per fare i bagnini, commis di sala e adesso quest’anno proprio nulla” dichiara Fabio Zardetto del Sogno del Mare che aggiunge che molti dei suoi colleghi sono stati costretti a chiudere a pranzo o a cena per la mancanza di personale.
“Assolutamente sì, non c’è nessuno disposto a lavorare a tempo determinato”, così Emilio Emili gestore de Il Pellicano.
Difficoltà nel reperimento, ma “soprattutto nella disponibilità dei ragazzi perché il bagnino è il tipico lavoro dei ragazzi, non sono più disposti, non sono più disponibili a lavorare come era un tempo per le stagioni intere.
Si fa fatica a trovarne, si sommano più mesi con persone diverse, la difficoltà è notevole, soprattutto per gli assistenti. I ragazzi non sono più disposti a passare un’intera giornata davanti al mare e, quindi, la difficoltà lì è notevole perché senza assistenti bagnanti lo stabilimento non può aprire”, ci racconta Armando Fabbri, concessionario dello stabilimento Lido.
Insomma, tutti concordi sulle difficoltà riscontrate riguardo il reclutamento del personale, ma è doveroso far presente che ci sono numerosissimi giovani che hanno tanta voglia di lavorare, di imparare, di sorprendere.
Uno dei concessionari sottolinea che il lavoro nello stabilimento è diminuito dal 2005/2008 in poi. In Italia gli stabilimenti balneari sono circa 6 mila.
Ma chi paga l’Imu su una bene immobile che non è di proprietà dei gestori? Proprio i gestori.
Ricordiamo, però, che “l’imposta municipale propria (IMU)” è l’imposta dovuta per il possesso di fabbricati, escluse le abitazioni principali classificate nelle categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9, di aree fabbricabili e di terreni agricoli ed è dovuta dal proprietario o dal titolare di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie), dal concessionario nel caso di concessione di aree demaniali e dal locatario in caso di leasing”, come si legge nel sito del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
I pagamenti per l’Imu variano da 8 mila euro a 60 mila circa per i gestori intervistati.
Il reportage
“Noi paghiamo i costi legati alla concessione che ripeto è un importo che ti viene richiesto dal demanio centrale, quindi nel nostro caso intorno ai 35/ 37.000 €, ma è stato ridotto dal demanio, non da noi. C’è da aggiungersi importi che la fanno oscillare intorno ai 60/ 70.000 € e comprendono anche il costo di quella che dovrebbe essere una tassa di proprietà che è l’Imu che noi paghiamo pur non avendo nessun titolo di proprietà” racconta Pietro Fazioli concessionario dello stabilimento Gilda on the Beach.
“Io non posso andare in banca e dire ho questa proprietà e, quindi, beneficiare di quello che può essere un credito da parte dell’istituto bancario. Quando mi chiede cosa hai in mano, non ho nulla, semplicemente una concessione, tra l’altro scaduta. C’è poi l’addizionale regionale, noi paghiamo quasi 100 mila euro. Come pure il pagamento di tari, tosap.
Un aspetto che Fazioli ritiene importante è che si tratta di “un’attività stagionale nel senso che non è che un’attività che produce per 12 mesi l’anno”.
“Al di là del canone (di concessione demaniale), questo stabilimento balneare di 28.000 m² ha pagato l’anno scorso un canone di 44.000 €, quest’anno ho avuto un’impennata di circa il 25%, quindi è salito a 55.000 €”.
Si paga la tassa regionale sulle concessioni balneari che è il 15% in più rispetto al canone, poi si paga l’Imu.
Questo posto paga circa 25.000 € di Imu l’anno; naturalmente poi ci sono i normali costi di azienda. L’ultimo f24, se non mi ricordo male, era intorno ai 18.000 €/ 17.000 €. Naturalmente c’è la Tari, la tassa sulla nettezza urbana, tutti i costi di manutenzione che lo Stato ci chiede di sostenere per mantenere le strutture in ordine”, sono le dichiarazioni di Armando Fabbri, gestore del Lido di Fregene.
“Abbiamo la tassa sulla proprietà che non è una proprietà, per noi non è una proprietà”, osserva Antonio Meneghini, stabilimento Toni.
“Paghiamo l’imu, a nostro parere senza alcun motivo, visto che le strutture dicono che non sono le nostre”, risponde Andrea Salce, stabilimento Riviera.
Abbiamo chiesto un elenco delle spese che i gestori degli stabilimenti balneari sostengono tutto l’anno, evidenziando anche il fatto che il periodo di maggior guadagno è limitato alla stagione estiva.
Come vi siete regolati con l’aumento delle materie prime, delle utenze?
“Li abbiamo subiti” e “ abbiamo sofferto“, ci hanno risposto, senza peraltro aumentare i prezzi, se non in piccolissima parte per non gravare ulteriormente sui clienti, sui cittadini italiani già tartassati da numerosi aumenti. Bollette fino a 75 mila euro.
A giugno di quest’anno il bel tempo non ha aiutato, ad agosto non si è visto affatto il “pienone” visto che Fregene vive dei romani (in vacanza), ed i turisti che raggiungono Roma non si affacciano sul litorale, non si recano a Fregene, neppure per quel poco di refrigerio, attese le alte temperature della città.
Cosa chiedono i gestori balneari al Governo?
Per dare voce ai concessionari e portare la loro voce al Governo gli abbiamo formulato una domanda ben precisa, cosa chiedete al Governo?
“Risposte, certezze, possibilità di investire, rivalutare le disparità tra chioschi e stabilimenti”, ci rispondono. “Uniformare quelli che “sono i parametri di valutazione dei canoni demaniali, quindi utilizzare dei parametri che siano anche in funzione dell’area che uno ha a disposizione e quindi di quanto spazio hai e di quante entrate è possibile avere. Questo perché comunque cambia con i fatturati, cambia con i redditi”; “dove ci siano grandi superfici o comunque grandi attività, grandi aree demaniali è giusto che debba essere rivalutato totalmente il canone; oggi ti ritrovi con un cannone che per noi è alto rispetto a quello che effettivamente abbiamo”, risponde il concessionario dello stabilimento Saint Tropez, Stefano Dionisi. Come pure molte sono le disparità tra chioschi e stabilimenti, osserva.
Ed ancora di “poter garantire un futuro a queste attività, penso di parlare a nome di tantissime attività italiane. Sono attività che sono state costruite, realizzate negli anni da imprese familiari anno dopo anno, con piccoli investimenti”, senza la possibilità di accedere ai fondi, risponde Andrea Salce, gestore dello stabilimento Riviera.
“Che lo Stato mantenga le promesse fatte in campagna elettorale e che non ci lasci soli”, ribadisce Antonio Meneghini, stabilimento Toni.
Risolvere la “dolorosa” questione dell’iva, “il fatto di pagare l’iva al 22% ci costringe a non essere competitivi” fa presente Armando Fabbri, stabilimento Lido, come pure Antonio Meneghini, precisa che “il 22% di iva ci viene applicato sui servizi in spiaggia, per cui siamo fuori mercato rispetto a tutti i paesi della comunità europea che hanno dal 4 al 10% massimo; quindi la differenza che c’è tra il 22% e il 4, 5% – è evidente – come hanno gli alberghi, hanno i campeggi, che hanno tutte queste strutture. Noi invece il 22%”.
“Io chiederei di poter lavorare, una riforma del demanio, poter investire in una struttura come questa nella quale c’è bisogno di buoni investimenti”, così Emilio Emili gestore del Pellicano e Fabio Zardetto gestore dello stabilimento il Sogno del Mare chiede “un adeguamento dei canoni. Il governo di destra è molto presente su questa cosa speriamo però che non ci siano degli accordi già fatti prima che ci tagliano le gambe”.
Mareggiate ed erosione.
L’erosione è una delle problematiche, diminuisce il bagnasciuga, le mareggiate devastano gli stabilimenti ed i gestori pagano i danni subiti.
Mareggiata a Fregene al Saint Tropez, le difficoltà dei gestori
Nuova mareggiata sul litorale laziale e di nuovo molto da rifare per alcuni gestori degli stabilimenti balneari. Pochi danni per alcuni, mentre per altri c’è molto da ricostruire. E’ stato intervistato Stefano Dionisi, gestore dello stabilimento Saint Tropez di Fregene, nella giornata del 26 agosto scorso, il quale ci aveva confessato anche la preoccupazione della mareggiata prevista per il lunedì successivo. Infatti, nella notte tra il 28 e 29 agosto la mareggiata si è abbattuta specialmente su quegli stabilimenti che hanno subito maggiore erosione. Ed ora di nuovo a lavoro per la ricostruzione, per assicurare ai bagnanti un settembre al mare, spese a carico dei gestori degli stabilimenti che sono anche responsabili “di tutto ciò che avviene sulla spiaggia”, compreso ciò che arriva dal mare, come accaduto per un tronco la cui rimozione è costata 1.500 euro. “2/3 in meno di bagnasciuga, negli ultimi 8 mesi l’erosione si è mangiata circa 30 metri”, 3 file di ombrelloni in meno, sono le parole del gestore che ci rappresenta anche le spese che affronta. “Oggi stiamo pagando (concessione demaniale) un’area che non è più la stessa”, conclude il gestore del Saint Tropez.
Immagini del prima e del dopo la mareggiata al Saint Tropez di Fregene.
Di Giada Giunti