Gli storici che tratteranno gli eventi di questi giorni avranno un bel daffare per spiegare come mai, nonostante due guerre in corso, gli italiani si preoccupino così tanto di giovanotti ventenni benestanti, dediti alla passione del calcio, che, incuranti della fortuna a loro capitata nella loro vita, scommettono. E come questi episodi siano i più commentati sui Social. Potrebbe essere l’inizio del nuovo calcio-scommesse che cancellò dalle cronache sportive per almeno due anni dei veri talenti come Paolo Rossi e Bruno Giordano.
Ma in clima di ostilità militari e col reale pericolo che tanta belligeranza coinvolga anche le nostre case è davvero così importante occuparsi degli scommettitori-milionari-in-mutande?
La risposta naturale è quella per cui la maggioranza degli italiani non percepisce il reale pericolo o anche solo l’orrore del conflitto. Ci si ostina con le ordinarie forme di conforto ma anche qui ci si divide. “Questi ragazzi milionari non hanno diritto di fare ciò che vogliono coi loro soldi?” “Ma se invece scommettessero contro la squadra dove giocano?” “Potrebbe essere inteso come forma di scaramanzia”. “Oppure significherebbe la loro messa a frutto di raggiri di cui sono a conoscenza in modo a priori?”
Dal bar dello Sport allo sconfinamento nella sfera teorica della filosofia del diritto è un attimo.
E non sfugge il vedere un pregiudicato presente in vicende di cronaca rosa come in veri e propri casi giudiziari porsi come il centellinatore della notitia criminis. Corona fa un nome e cognome e la Guardia di Finanza giunge prontamente al ritiro della Nazionale dove sicuramente lo stesso giocatore era stato convocato. I prossimi saranno convocati direttamente a casa. Gli verrà notificato l’avviso di garanzia e dovranno rispondere di sospetto illecito.
E allora al Bar dello Sport ci si dividerà su quanti giocatori nelle singole compagini calcistiche sono stati inquisiti. “Chi ha più scommettitori? La Roma o la Juve?” “Ma perché non è uscito ancora un interista?” “Semplice. Corona è dell’Inter”. Ma questo ultimo dato se non è certo come elemento notiziale lo diventa come assunzione deduttiva. “Se l’Inter è fuori è perché Corona è interista. Come con Calciopoli”…
E via ancora le discussioni.
Secondo una tesi consolatoria si potrebbe dire che queste discussioni servono come “oblio dell’essere”. Dimenticare la nostra finitezza concretizzata con la sorte degli ostaggi ad Hamas, coi bombardamenti che perdurano, con la vita che può cambiare da un momento all’altro per diventare veramente tragica. Cancellare tutto questo e inserirsi in questo Cirque du Soleil . Non importa dove si giochi, l’importante è che si giochi, ma giocare non significa stare esattamente nel gioco bensì anche assistere. E in questa partecipazione al gioco illudersi di un qualche protagonismo giocando sul gioco degli altri. Prevederne gli esiti, infatti, significa in un certo modo averlo superato. E così dimenticare anche di non farne parte, di essere sempre e solo spettatore per sempre.
Solo ci sono parti del mondo dove non si è più spettatori ma si vive la tragedia. Anche lì la gara consiste nel capire come andrà a finire. Saperla lunga. Saperla dire meglio dell’interlocutore. Ma anche lì si è spettatori. Non si partecipa alla competizione.
Così va il mondo. “Buona notte e buona fortuna!”