Fame nel mondo e speculazione crescono di pari passo. In mezzo a questa crisi globale c’è la spiegazione delle guerre. Ma si tratta solo dell’indicazione di una delle cause. L’altra sta nelle manovre finanziarie dove il business è passato dalla finanza al grano. E dal grano al pane. Sia sufficiente comprendere un rapporto di proporzione evidenziato durante la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Un chilo di pane si fa con un chilo di grano. Ma è anche vero che da ottocento grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito.
Se ne parla il 16 ottobre a Roma durante la manifestazione di apertura per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. È l’evento principale e si tiene presso la Sala Plenaria della FAO a Roma. Le iniziative di protraggono per altri quattro giorni.
La previsione fatta dagli istituti di ricerca e dai diretti operatori guarda a un rincaro del prezzo del pane di oltre diciassette volte. Ma l’altro versante dei prezzi dice che un chilo di grano è agli agricoltori il trentadue per cento in meno in un anno. Quindi lavorarci è diventato sempre meno redditizio, commercializzare e trarre profitto dalla richiesta si prospetta come forte vantaggio. L’analisi l’ha fatta Ismea e l’Istat. Sull’inflazione media nei primi otto mesi del 2023 (confronto sempre con lo stesso lasso di tempo nell’anno precedente) è di circa 24 centesimi. È pari al trentadue per cento in meno. Ma è anche vero che la stessa quantità di pane si acquista con rincaro che va fino al venti per cento in più. Ma, come se non bastasse, fanno impressione le differenze tra diverse città italiane. Napoli è dove si compra a meno (2,26 euro) Milano ovviamente dove il pane costa di più (4,33 euro) fino a Bologna dove la stessa pagnotta si compra a 5,14 euro. C’è una versione sui diversi prezzi del grano: “viene oggi sottopagato agli agricoltori a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da ‘spacciare’ come pane Made in Italy” – ha detto a chiare lettere Coldiretti.
Secondo Chicago Board of trade, i cui dati sono sempre stati diffusi dalla Coldiretti, nel 2023 “la speculazione sulla fame ha bruciato nel mondo quasi 100 miliardi di dollari solo per il grano”. È sempre più chiaro, per tanto, che i mercati si preferiscono le materie prime alla tradizionale finanza. Un passo all’antico che non incoraggia però le prospettive.
Quindi, secondo la Fao mentre i prezzi scendono. Si evidenzia col fatto che la produzione mondiale di grano fissata quest’anno a 785 milioni di tonnellate (18 milioni di tonnellate in meno rispetto alla campagna precedente 2022-2023) ha conosciuto un calo complessivo del 2,3%. La conseguenza è alla portata. Aumento della fame nel mondo, da una parte. Accentuazione della ricerca nei mercati e aumento dei prezzi.