Arriva dall’Iran la notizia per cui Hamas sarebbe pronto al “rilascio degli ostaggi”. La condizione, ovviamente, è che si fermino i raid. È una condizione imprescindibile perché sotto i bombardamenti pare non sia possibili alcuna operatività di rilascio dei civili in prigionia. Anche i gruppi di resistenza ritengono che la liberazione degli ostaggi non potrebbe avvenire sotto i bombardamenti. Solo che questa discussione è azzerata in quanto da Hamas non è arrivata alcuna conferma circa questa disponibilità. E qui si innesta un altro problema che nei giorni seguenti diventerà un tormentone: quale ruolo svolge in tutta questa partita l’Iran? Si fa garante per Hamas? Che voce ha per parlare a titolo del partito armato? E su tutte: quale ruolo ha in questa guerra?
La notizia della disponibilità che i guerriglieri anti-israele sarebbero disponibili a rilasciare per duecento ostaggi (non si sa ancora dietro a quale contropartita) l’ha espressa il ministro degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ed è stata pubblicata su Times of Israel: “hanno dichiarato di essere pronti a prendere le misure necessarie per rilasciare i cittadini e i civili detenuti dai gruppi di resistenza – ha riferito il ministro – ma la loro questione è che tali misure richiedono preparativi impossibili sotto i bombardamenti condotti giornalmente dai sionisti su vari punti di Gaza”.
E la cosa peggiore in clima di disperazione sono i spiragli di speranza che si vedono offuscare dalla triste realtà: obitori degli ospedali al collasso. Gaza è in ginocchio sulle più elementari forme di vita e coesistenza. Celle frigorifere dei furgoncini dei gelati utilizzate per preservare i cadaveri, medici e volontari nell’impresa di salvare qualcuno degli scampati ai bombardamenti ma condannati a morte sicura se fossero abbandonati a loro stessi. Un medico israeliano ha rilasciato una dichiarazione in cui dice che nonostante l’ultimatum di Israele di andarsene lui non lo farà perché questo significherebbe condannare a morte tanti pazienti.