“Un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019, non solo con la specifica finalità evasiva ma, altresì, per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla direzione centrale del Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati”. L’ha scritto il pubblico ministero nei confronti di moglie e suocera del deputato Soumahoro che ha dichiarato di esser totalmente estraneo ai fatti contestati e di essere fiducioso sulla nostra giustizia.
Bancarotta fraudolenta e auto-riciclaggio si dimostrano – spiega la Guardia di Finanza – per distrazione di capitali. Tutto fu attestato dall’accertamento giudiziario dello stato di insolvenza della cooperativa Karibù. L’accusa è anche di auto-riciclaggio. Si ritiene siano state fatte volare all’estero: Belgio, Portogallo e Ruanda. L’associazione avrebbe reinvestito i capitali in finalità diverse dall’assistenza e la gestione dei migranti in Italia, quale è l’obiettivo sociale per cui era stata fondata.
Tra gli investimenti illeciti – leggasi riciclaggio – ci sarebbero un resort in Ruanda, alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli. Si tratta di soldi pubblici. Sono stati portativi via per finalità totalmente diverse da quelle benefiche per cui erano stati dati. La cifra al momento calcolata sta intorno al milione di euro. E mentre pensavano ai resort in Ruanda i centri di accoglienza stavano in stato di abbandono e in sovraffollamento. I lavoratori della cooperativa, rimasti senza lavoro da tre anni, chiedono di essere pagati.
A causa di questo stato di accusa, in difesa del parlamentare Aboubakar Soumahoro, stava per nascere una grande mobilitazione generale contro le discriminazioni. Qualche vocina era andata ad avvisare gli addetti ai lavori per le grandi mobilitazioni progressiste che Liliane Murekatete, moglie del deputato, e la suocera Marie Therede Mukamatsindo non erano proprio estranee ai fatti contestati. Gioielli e pellicce, abiti griffati erano stati possibili solo in virtù dei proventi ottenuti dall’associazione nata per tutelare i lavoratori che arrivavano dall’Africa e trovavano nelle coltivazioni un ambito di sostentamento. Solo che le condizioni erano di livello molto basso. Quella manodopera arrivata dall’Africa era, quasi sicuramente, sottopagata come per qualsiasi sfruttatore giustamente vituperato nella propaganda progressista.
il parlamentare Aboubakar Soumahoro da subito ne era rimasto sorpreso e si era dichiarato estraneo. La qualcosa moralmente lo implicava ancor più. Non poteva essere indifferente al salto qualitativo che moglie e suocera avevano operato nei normali comportamenti. E poi, che difensori degli oppressi è se proprio in casa venivano perpetrate le oppressioni?
Ma il beneficio del dubbio che ogni garantista deve sempre porsi si è attenuato stamattina alla notizia che le due donne sono state poste agli arresti domiciliari. Non si attenua il dubbi, quindi. Bensì il beneficio dubitativo col quale questa notizia doveva esser colta. Appare sempre più un fatto che l’associazione fondata dalle due donne traeva illeciti guadagni e poneva i lavoratori in stato di completo sfruttamento. (Alla faccia dei diritti umani!). Il gip di Latina ha così disposto gli arresti domiciliari. L’inchiesta è quella sulla gestione di cooperative che gestivano i migranti nella provincia di Latina. Le due donne hanno preso atto, in silenzio, del sequestro dei beni per due milioni di euro. Anche il fratellastro della moglie di Soumahoro è implicato. Ma è a piede libero. L’accusa è di frode in pubbliche fornitura, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.
Debolissima la difesa del deputato. Non difenda a spada tratta la moglie ma fa il notaio. “Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia”. Ma tiene anche a chiarire bene che: “è agli atti la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio”.