Ci voleva un cosiddetto “scherzo telefonico” per far scivolare qualche verità su un conflitto dal rischio di passare come dimenticato. Si tratta dell’invasione della Russia in Ucraina e della difesa di questi ultimi contro i carri armati. Due aspetti dello stesso dilemma però derubricati dal conflitto israeliano dal gravame di implicazioni ancora più pesanti del primo. Ma questo ultimo continua a sussistere. Bombardamenti ed eccidi compresi.
Ne ha parlato Giorgia Meloni in una conversazione fatta passare come uno scherzo di due comici russi. Sono due attori ben conosciuti al loro pubblico per questo tipo di gag ma probabilmente sconosciuti al nostro presidente del Consiglio. Indipendentemente dal grado di verità del fatto e dalle maglie inspiegabilmente aperte nel suo ufficio stampa è importante sentire quel che ha detto Meloni. E queste non sono dichiarazioni date con la consapevolezza di parlare ad un comico. Si tratta di un parere pro veritate. Innanzitutto ha ammesso: “la guerra in Ucraina sta stancando”. Ha dato però un’indiscrezione sull’attività dei diplomatici in Unione Europea: “forse siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che serve una via d’uscita, accettabile per entrambi e rispettosa del diritto internazionale”. La conversazione col finto giornalista è in inglese e Meloni dice esplicitamente che “l’Ucraina non ha avuto il successo che ci si aspettava in primavera. La controffensiva dell’Ucraina forse non sta andando come si aspettavano. Sta procedendo, ma non ha cambiato il destino del conflitto. Quindi tutti comprendono che il conflitto potrebbe durare molti anni se non proviamo a trovare delle soluzioni. Il problema è quale sia la soluzione accettabile senza aprire altri conflitti”.
Ridentem dicere verum: quid vetat? – Lo diceva Orazio nelle Satire (Libro I, 1, 24) – “Cosa proibisce di dire la verità scherzando?” – Cosa vieta l’interpretazione di questo espediente di dire la verità rovesciando il modus ponens di chi parla? Si dice la verità e chi ascolta è un comico, quindi la conversazione in questo ambito va inserita, anche se l’interlocutore ne è inconsapevole. Ma proprio perché l’ha detta nell’inconsapevolezza della cornice comica, il senso di queste parole vanno intese per quello che sono. Come tali, quindi, fuoriescono dal contesto comico. Anche se comicamente erano nate.
È questo un modo per dire cose che altrimenti non potrebbero e non dovrebbero essere dette.