Mentre nell’area OCSE si attesta un aumento dello 0,5% l’Italia abbassa la media (e di molto) facendo segnare un meno zero tre per cento per la media del reddito di ogni persona. Sono dati che dicono la verità sul nostro andamento e fanno il quadro sia della crisi dei consumi determinata dall’inflazione che dalla caduta del valore reale del reddito pro capite. Il dato simile si registra dopo il quarto trimestre consecutivo di crescita dove il nostro paese fa indesiderata eccezione.
Le negatività per il nostro paese si doppiano. Oltre allo zero tre citato, c’è anche identico zero tre negativo per “pil reale per abitante”. Undici paesi, sempre dell’area OCSE, attestano i redditi in aumento, altri dieci in calo. Ma i dati vanno anche saputi leggere, se poi si rileva che, sempre nell’area OCSE, è l’Ungheria a conoscere la crescita più elevata del reddito reale pro capite nel secondo trimestre (+3%) grazie all’allentamento delle pressioni inflazionistiche. In Polonia, invece, la più forte contrazione dei redditi (-3,4%), unita anche a un calo del Pil reale pro capite (-1,3%).
Nel G7 è il Canada ha il maggiore aumento del reddito con +1,2% (dopo -2%). A ruota il Regno Unito (+0,9% dopo -0,3%). Negli Usa la crescita è stata dello 0,5% (dopo +2,3%), come in Germania (dopo -0,4%), mentre in Francia l’aumento risulta dello 0,1% (dopo -0,4%).
Sul dato negativo del nostro paese però deve pesare anche l’altra precedente nozione rilevata di un disagio sociale sempre più esteso con più di due milioni di persone in povertà assoluta.