Tutti sanno quanto è successo ieri in Vaticano. Giornali e tiggì hanno aperto in modo sensazionalistico sulle cattive condizioni di salute del Santo Padre. Tanto che messa come titolo la notizia non poteva che creare qualche apprensione. Il Papa sta male. Che significa? Significa che non può parlare all’incontro con i Rabbini d’Europa. A loro ha consegnato due parole vergate su un testo scritto e se n’è andato. Proprio perché non era in buone condizioni fisiche. Quindi ci si sarebbe aspettati che gli impegni, almeno quelli della giornata, fossero saltati. E invece lo vediamo nel primo pomeriggio festante coi ragazzi dare le sue massime, esprimere il meglio del messaggio evangelico, benedire, baciare i pupi.
Chiaramente è impensabile il recupero fisico della persona che, sebbene ponte di passaggio tra la condizione mondana e la santità, è pur sempre una persona in carne e ossa.
La ragione che nessuno dice è che il Santo Padre deve aver considerato inopportuno l’incontro con i rappresentanti del mondo ebraico in un teatro di guerra come quello contro Hamas, in questi giorni.
Non è molto diverso da quanto ha fatto Zerocalcare, con molta discussione su opposte posizioni relativamente alla collocazione di ciascuno nel merito di questa guerra. Zerocalcare avendo rilevato che tra i patrocini della manifestazione culturale a Lucca sui comics c’era anche lo Stato di Israele ha fatto mancare la sua presenza. Indipendentemente dalla posizione che ciascuno può sostenere su questi eventi di guerra, cosa può cambiare un patrocinio in più nel senso di una manifestazione cultura impostata sull’evasione e la leggerezza?
Allo stesso modo, indipendentemente dalle posizioni legittime su questo conflitto Israele Hamas, che senso ha che un capo religioso non riceva altri religiosi e, di fatto, si rifiuti a parlare con loro? Quale atto di sostegno per lo Stato di Israele poteva rappresentare un colloquio inter-religioso? Si conferma sempre più la deprecabile e deprecata sostituzione dell’appartenenza al mondo ebraico agli atti compiuti dal governo in carica di Israele. Si dà sostegno, e in ambiti esemplari, ad un abbinamento che si voleva assolutamente confutare.
Sorprende anche il pacifismo ad oltranza del Santo Padre. Ma non era lui che aveva detto all’indomani di Charlie Ebdo: “se uno offende mia madre io gli do un pugno”. La ringraziamo, Santo Padre. Lo stato di necessità ha reso chiare le effettive posizioni.