Un giorno bislacco questo venticinque di novembre, ma come succede quasi ogni sabato, da più di qualche anno, lesti come frati diretti al convento, qui fra le vie del suburbio Tiburtino, ammantati per bene fra baveri alzati e giacconi serrati, ecco che, arrivano alla spicciolata gli amici pittori. L’appuntamento che, si rinnova ogni settimana, è da “Baccano”, il bar ristorante posto su uno dei lati della nuova Chiesa di largo Beltramelli. “Il caffe con i pittori”, è diventato un modo per ritrovarsi con una umanità colta e sensibile, con tanti artisti, filosofi, poeti e letterati, che hanno scelto di spendere qui nelle vicinanze la propria vita. Sono anni che tutte le settimane, ci ritagliamo insieme un pezzo del nostro tempo, per una occasione “amata”, per quel vederci di persona, per fare due chiacchiere, per parlare di arte e, d’infiniti progetti di vita e di creatività. Sono le dieci e trenta di questa rigida giornata di fine novembre, figlia di un tempo altalenante, stretto in una morsa invisibile, fra l’agonia dell’estate e la dirompente irruzione del rigore del gelo della stagione invernale. Ecco il rombo del motore, arriva, da via della Torba, il maestro Turi Sottile a bordo del suo scooter vintage; in una tenuta da barone rosso, con barba bianca sormontata da grandi occhiali frangivento, le mani nei guanti di peluche, e la visiera aderente calata quasi sugli occhi; a piedi invece, da una strada limitrofa, con passo felpato e sprezzo del freddo, giunge in maniera quasi invisibile, l’Aquilano “presenteista”, già temprato ai rigori del tempo, Alessandro Piccinini, subito appresso – ammantato dentro al suo paletot – arriva il poeta Salvatore Rondello. Adesso fa ancora più freddo, non è possibile restare di fuori neanche sotto i raggi del sole, decidiamo per questo, di sederci a uno dei tavoli all’interno, ci accomodiamo sulle poltroncine del bar, poi arriva sorridente la nostra amica Giulia con un aromatico caffè fumante, ed ecco ancora un’altra gradita presenza, compare con berretto e giaccone il maestro Carlo Vigevani; stavolta Carlo è senza la sua bella moto, “il medico mi ha detto di non usarla”… ci aveva già confidato qualche sabato addietro; gli faccio posto al tavolo, anche perché per me si è fatto davvero tardi e, devo adempiere a un’altra faccenda di famiglia. Mi congedo con un arrivederci “arrivederci maestri!” Credo che nessuno, né tantomeno, avrebbe mai potuto immaginare, che quelli fossero gli ultimi istanti, l’ultimo scorcio che il tempo e la vita avessero donato alla nostra amicizia. Domenica mattina al risveglio la triste notizia: “il maestro Carlo Vigevani è tornato alla casa del Padre” incredibile, inaccettabile; quella presenza violenta della “comare secca”, ultimamente molto pressante, si era manifestata ancora una volta, adesso si era impadronita di uno di noi e aveva portato via per sempre, il nostro amico pittore Carlo Vigevani. Sorpresa tragica e irreparabile, neanche il tempo per un addio accorato. “Ciao Carlo”, sappiamo che gli artisti non scompaiono mai, sappiamo che rimangono con noi, perché restano nell’aria e nel cuore di chi li ama e, di chi continuerà per sempre ad amarli; poi ci restano le opere, le pennellate, i segni e le attenzioni che hanno donato al mondo, facendone motivo e ispirazione di tutta una vita. Carlo è appartenuto alla famiglia dei grandi artisti, di quelle persone di grande spessore culturale, empatico, umile e modesto, sapiente e acuto. Pronto a strofinare il proprio cervello con gli universi dell’umanità intera, anche a questa età. Vitale e disponibile sempre, animatore culturale e operatore volontario per ogni lavoro, per ogni azione concreta e per tutte le iniziative in favore della propria comunità. Sempre presente, spirito e corpo, pronto ad abbracciare e far suo ogni problema del territorio. “La mia arte non è rappresentazione, è presenza” mi ha ripetuto più volte. Avevamo amici speciali in comune, della sua stessa tempra mentale, insieme abbiamo pianto il caro Domenico Gallucci anima nobile del suo stesso quartiere (San Basilio) con il quale Carlo ha condiviso gran parte della sua vita. Con il maestro Vigevani spesso, era quasi un’abitudine condivisa con il gruppo, riprendevamo a discutere e a cercare tracce della grande presenza, sui nostri quartieri urbani, di tanti grandi maestri e di tanti uomini di cultura del tempo passato. Nella nostra zona, infatti, in quella striscia di terra che è il “tiburtino”, sono ancora vive le presenze di Luigi Pirandello, Ettore Colla, Renzo Vespignani, Elio Filippo Accrocca, Giuseppe Ungaretti e nel dopoguerra del gruppo di Portonaccio con i suoi maestri Buratti, Muccini, Vespignani e Zianna, Amare erano e sono le conclusioni che ne trae il gruppo di oggi: “che peccato che nessuna delle istituzioni capitoline abbia mai pensato di rendere merito a questi uomini che, con pensiero e opera hanno segnato la storia”. Dio ti abbia in gloria maestro Vigevani, voglio a nome di tutti salutarti con le parole del poeta persiano Gialal al-Din Rumi (1) “se la forma scompare, non temere: la sua radice è eterna. …E, trascorso oltre l’Uomo, diverrai Angelo certo, oltre questa terra, dopo: il tuo luogo è nei cieli”. rs
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(Balkh, 30 settembre 1207 – Konya, 17 dicembre 1273)