“A questo mondo non vi è nulla di eterno tranne le parole del Signore. Il resto è mutevole. E cosi è la Costituzione”. Parole che potrebbero esser scolpite nella roccia testimoniando quel qualcosa di immutevole nella Storia che consiste proprio nel dare asserto al mutevole.
Le ha dette il ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo la seduta di Consiglio Superiore della Magistratura. E già siamo nella digressione dalla correttezza istituzionale. IL ministro della Giustizia, come qualsiasi rappresentante del governo della repubblica, non dovrebbe mai replicare agli interventi di magistrati in loro sede propria dibattimentale.
Ma ammettendo che la Costituzione sia modificata “mai e poi mai vi sarebbe una soggezione anche minima del pm al potere esecutivo”. Il fatto di averlo tematizzato significa ammettere la possibilità che questo accada, cosa che invece dovrebbe corrispondere ad un “horror” logico nelle categorie di qualsiasi elementare riflessione all’interno di una democrazia organizzata.
E poi si va con la fantasia: sempre Nordio parla di collaborazione tra Csm e Ministro. E prima di sprofondare nella sequela dei buoni sentimenti e degli ottimi propositi (giustizia vicina ai cittadini, innovazione tecnologica a servizio dell’ordinamento giudiziario, abbattimento dell’arretrato e riduzione del disposition time dei processi) il libro dei sogni dà come obiettivo la piena delineazione della riforma Cartabia.
È un discorso che nel tentativo di trovare una conversione suprema a una divaricazione di Stato, di cui i due libri di Palamara hanno dato piena rendicontazione, evidenzia ancora di più questa separatezza. Non si tratta del riferimento alla rituale divisione dei poteri dello Stato bensì la piena percezione che i due comparti lavorano in modo separato e antagonistico. Si tratta di un’evidenza da affrontare per quello che è. Sono inutili le fughe in voli pindarici sul corretto uso della legge e sulle regole a cui anche gli eletti debbono sottoporsi. L’analisi doverosa va fatta guardando anche agli altri paesi di democrazia liberale per capire se sussistono gli stessi problemi. Pochi mesi fa il riscontro più drammatico era stato ravvisato per lo stato di Israele dove il governo ancora in carica di Netanyahu aveva posto delle forme di controllo all’organo superiore di governo della magistratura. Gli accadimenti di guerra hanno completamente sotterrato quella polemica ma sussiste.
Pena la sopravvivenza della nostra democrazia, come forma di organizzazione di uno Stato liberale, debbono essere ripensati questi rapporti. Le soluzioni possono essere diverse, anche nel senso della conferma totale dell’impianto tradizionalmente presente. Ma i rapporti non possono continuare così.