Vince William Lai. Era il candidato democratico e progressista che veniva dall’esser stato vicepresidente del paese. Lo stesso rivale elettorale, il nazionalista Hou Yu-ih, ha ammesso la sconfitta. William Lai aveva dalla sua il 40,34%, pari a oltre 5 milioni e 300mila voti. Hou You-ih ne ha contati per il 33%. Il partito popolare di Ko Wen-jie arriva al 26%.
Da esperienza governativa William Lai si caratterizza come ferma opposizione alla riunificazione con la Cina. Anzi, ha lavorato e intende continuare a farlo per la maggiore autonomia possibile. Sostituisce in questa tendenza maggioritaria per Taiwan il presidente uscente Tsai Ing-wen che non si è potuto ricandidare perché sarebbe stato il terzo mandato.
Il vincitore ha sessantacinque anni, membro dello Yuan legislativo (dal 1999 al 2010) è stato sindaco di Tainan (dal 2010 al 2017) e, pur uscendo ora dalla carica di vicepresidente, ha già vestito i panni del capo di governo per due anni, fino al 2019.
La linea vincente ha continuato a sostenerla: “salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni da parte della Cina”. Ma l’indirizzo è anche quello di dare stabilità e serenità al paese adoperandosi per avere una posizione sempre interlocutoria. Si parla al mondo perché Cina intenda.