La gogna era la pena comminata dove il malcapitato era bloccato mani e piedi e spesso anche con la testa infilata in un ceppo di legno per consentire a chiunque di denigrarlo senza che potesse rispondere. Si è spesso tematizzato il fatto che lo stesso strumento medievale ma portato fino al Settecento esiste oggi attraverso i Social.
Succede però che una ristoratrice, smascherata sul falso generato dalla sua risposta a un avventore infastidito per aver mangiato accanto a portatori di handicap, vivendo il contraccolpo delle maldicenze arrivate dallo stesso strumento mediatico, decida di farla finita.
– Nello specifico la donna aveva risposto per le rime a un tale che si lamentava di aver mangiato accanto gay e disabili. Ma si è scoperto che si trattava di un falso, la comunicazione del cliente indispettito dai vicini di tavola era una trovata di un leone da tastiera. Il tutto si era risolto in un grande riscontro pubblicitario. Il sospetto dei lettori è stato quello che si volessero captare le congratulazioni finalizzato ad ottenere un riscontro di immagine. Scoperto l’inganno la donna e aveva sofferto il contraccolpo delle invettive. E pare sia stato il motivo per cui abbia deciso di togliersi la vita –
A questo immane tragedia se ne aggiunge un’altra che torna dalla problematica alla dialettica della contrapposizione Social. A smascherare l’inganno è stata Selvaggia Lucarelli che di tutta risposta ha nuovamente scritto su X escludendo la sua contrizione e rimandando il problema all’origine dei fatti: l’inserzione, lo sfruttamento di una tematica popolare e lo smascheramento della stessa dinamica. Lucarelli si esclude così da ogni coinvolgimento. In questo modo ripropone su di sé una miriade di risposte. Ma lei è sicuramente corazzata a reggere botta. La ristoratrice no. Entrare nella gogna mediatica è stata un rovescio di fortuna per lei inaspettato.
La questione esce dall’essere rubricata come attualità per riproporsi come una costante nel giornalismo. Chi scrive deve disoccuparsi degli effetti che produrrà l’evidenziazione di un fatto vero portato a conoscenza. Ma questa regola vale proprio incondizionatamente?
Non ci sono dei momenti e delle occasioni in cui si deve riflettere sulle conseguenze? Ma tornando al caso in questione, non poteva essere questo il caso in cui fare eccezione dal sentirsi al di fuori di ogni vincolo. Nessuno poteva immaginare un epilogo di questo tipo.
Ma il vero pericolo in tutte queste storie con finale sconcertante non è piuttosto il formarsi di opinioni forti, ossificate socialmente, e fanaticamente sostenute a livello di comunità?
Il vero danno consiste nel rinunciare a ragionare con la propria testa e scaricare proprie tensioni su argomenti congeniali che appaiono condivisibili, chiari ed evidenti nella loro doverosa verità. Ma sono queste convinzioni sociali a generare mostri.