La regressione della politica si vede anche nella mancanza di un simbolismo, necessario alla politica, e del senso del luogo dove esserci. Chi rappresenta una proposta dimostra così di esistere veramente e non essere invece solo una figura. Una sede di discussione in una spa mostra invece la fine della politica.
Non si tratta di ancoraggio ai rituali, ma nella politica certi passaggi restano sostanziali. Dettano la dimensione di quel che si sta dicendo. Perché un conto alcune cose dirle all’osteria – qualsiasi cosa viene detta – un conto dirle in una sede deputata. Ed è la sede deputata il primo luogo della sostanza che determina il gioco linguistico in cui si dicono le cose e detta l’uditorio del messaggio.
E questo vale per ogni luogo della politica. Vale anche per una vecchia sede di partito, quando almeno le decisioni e le discussioni erano ratificate nelle sedi di partito. Qualsiasi incontro in altri contesti – “segrete stanze”, case, studi professionali – si deve interpretare e deve ancora essere considerato incontro tra amici, o riunione sediziosa o di corrente.
Del resto non è diverso per gli altri luoghi dell’essere. Se uno chiede un prestito è garantito dell’etica professionale di colui a chi chiede dal fatto di trovarsi in un istituto bancario o una finanziaria. Se si vuole osservare il rituale di una sacra rappresentazione va in Chiesa. La preghiera fa parte di un’altra dimensione di fede. Ma anche la professione di fede in altri contesti, tipo la natura in contesti francescani, implica la caratteristica decisivamente diversa della fede. Quindi il diverso luogo – la chiesa o la dimensione di natura – esplicita un diverso approccio di fede e quasi una diversa fede.
Gli esempi possono moltiplicarsi. Servono a dire che i luoghi del fare, in contesti precisi, implicano questo stesso fare e dà una dimensione specifica a quello che predica o si fa.
Il luogo in cui si fa una cosa non consiste in una variante indipendente dalla cosa. Entra integralmente nella cosa che si predica, quindi inevitabilmente si fa. Fare una cosa in contesti diversi implica fare cose diverse.
Un comizio, un conto farlo in una piazza, dando un appuntamento al proprio elettorato, un altro è farlo davanti una fabbrica in mobilitazione. Lo stesso comizio potrebbe utilizzare identiche parole-forza e richiamarsi agli stessi valori identitari, l’oratore potrebbe essere lo stesso, ma la valenza del comizio è totalmente diversa.
Organizzare un incontro di direzione nazionale per decidere il da farsi, allo stesso modo, deve trovare luoghi deputati a questo incontro: una sede di partito o anche altra sede a carattere di pubblica assise. Il “deve” è dato dal primo asse significazionale che arriva dall’incontro e dall’approccio di chi vi partecipa. Non arriva o arriva in modo adulterato se trattasi di sede che non veste i caratteri propri del tipo di incontro.
La dimostrazione di tutto questo è data che in queste ore la notizia di questo incontro è data dal Resort di frati cappuccini in cui si è tenuto l’incontro. Nessuno ricorda più cosa si sono detti, cosa ha detto Elly Schlein. Ma forse per lei è meglio così. Però significherebbe sopravvalutarla se si pensasse fosse proprio questa la sua volontà.