AGI – Sempre più dettagli emergono rispetto all’operazione con cui i servizi segreti turchi (Mit) hanno arrestato 34 spie al soldo di Israele nelle scorse settimane. Un’operazione che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan defini’ come “il primo passo”, tanto da spingersi a lanciare un monito allo Stato ebraico: “Vedranno di cosa siamo capaci”. I dettagli dell’operazione delle forze turche sono rimasti a lungo nel silenzio e solo recentemente hanno iniziato a essere svelati. Israele reclutava e addestrava cittadini stranieri, quasi tutti provenienti da Paesi del Medio Oriente, per seguire, scattare foto e raccogliere informazioni su dissidenti e civili palestinesi residenti in Turchia e sulle attività di questi ultimi.
Fonti anonime del Mit hanno dichiarato ai media turchi che sono due i profili degli agenti usati da Israele su cui si concentra il controspionaggio turco: spie residenti in Turchia cui vengono assegnati compiti di routine e operativi che giungono nel Paese con compiti specifici. In quest’ultimo caso gli arresti riguardano spie che corrispondono al primo profilo. In base a quanto reso noto dai media locali, che citano una fonte interna ai servizi di sicurezza turchi, le attività di spionaggio sono divenute più intense a partire dal 7 ottobre e il flusso di informazioni verso una divisione chiamata “Centro operativo servizio intelligence” è aumentato notevolmente a partire dalla medesima data. Un incremento delle attività che ha consentito di individuare diversi agenti israeliani. Non è tuttavia chiaro se questa divisione sia sotto la direzione dei servizi israeliani attivi all’estero, Mossad o dei servizi interni, Shin Bet.
Sempre i media turchi riportano che le attenzioni dell’intelligence di Ankara sono al momento concentrate su un uomo il cui nome in codice è MZ, ritenuto una ex guardia del corpo di Khaled Meshal, uno dei leader politici di Hamas che spesso si trova in Turchia. MZ non è stato arrestato e i servizi turchi sono sulle sue tracce. Un altro arrestato, nome in codice HMA, è stato a lungo impiegato presso la municipalità di Fatih ai servizi sociali, come personale di supporto nelle traduzioni dall’arabo. Fatih è infatti uno dei quartieri più grandi di Istanbul, che conta una corposa comunita’, sia siriana che palestinese. In base alle accuse HMA avrebbe utilizzato la propria posizione per raccogliere informazioni su famiglie e individui palestinesi, per poi girarle agli israeliani.
La polizia ha rilevato nel telefono dell’uomo un software chiamato “Truecrypt”, installato appositamente per proteggere determinati dati. Un software non di ultima generazione, ma comunque in grado di criptare dati prima dell’invio. Diversi anche i siriani coinvolti. Questi ultimi scattavano foto ad appartamenti abitati da palestinesi per poi rivenderle ai servizi israeliani. Un libanese, nome in codice MB, si era invece inserito all’interno dell’associazione International Willpower Youth, attiva per promuovere la causa palestinese. MB ha raccolto informazioni su 25 membri e sulle attività del gruppo per poi rivenderle ai servizi israeliani. Coinvolti anche turchi, come il caso di KA, impiegato di una fondazione per il diritto all’istruzione che fornisce borse di studio a palestinesi. Anche in questo caso il sospetto ha utilizzato la propria posizione per raccogliere informazioni su studenti e sui corsi di studio e rivenderle a Israele. Il lavoro dell’intelligence turca non si è pero’ esaurito e al momento sono altri 12 i ricercati, tra cui l’ex guardia del corpo di Khaled Meshal. L’arresto delle 34 spie è il quarto intervento del controspionaggio turco nei confronti dei servizi israeliani dal 2021.
Claudia Marciano