Ma come? Non si può mettere in relazione la guerra di oggi in Medio Oriente con l’Olocausto! E come mai oggi proprio Sergio Mattarella, presidente della repubblica, fa questo accostamento?
Durante il discorso in Quirinale per il Giorno della Memoria il Presidente ha sacrosantemente ricordato “i morti di Auschwitz”. Sempre Mattarella ha solennemente ricordato che quei crimini: “ammoniscono continuamente”. Ancora il Presidente ha sancito: “il cammino dell’uomo procede su strade accidentate e rischiose. Lo manifesta anche il ritorno, nel mondo, di pericolose fattispecie di antisemitismo: del pregiudizio che ricalca antichi stereotipi antiebraici, potenziato da social media senza controllo e senza pudore”. E merita un applauso, una consacrazione di un concetto sacro e inviolabile del nostro vivere comune.
Di nuovo ha sancito il massimo portavoce dei valori costituzionali: “Le comunità ebraiche italiane sanno che l’Italia è la loro casa e che la repubblica, di cui sono parte integrante, non tollererà, in alcun modo, minacce, intimidazioni e prepotenze nei loro confronti”.
Ma poi arriva poi arriva il passaggio ai giorni nostri con dubbia opportunità: “Assistiamo, nel mondo, a un ritorno di antisemitismo che ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah. Siamo convinti che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi”.
Quindi arriva la stecca: “Sentiamo crescere in noi, di giorno in giorno, l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas. L’angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini”. Sempre Sergio Mattarella ha spiegato: “una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio”.
A cosa serviva questo passaggio se da parte di tutti è stato ripetutamente detto che l’associazione tra due stati di cose che nella Storia distano circa circa ottanta anni è indebito e da rifiutare? Sempre per queste ragioni si è chiesto di riconvocare la manifestazione pro-Palestina che si presentava come provocazione nei confronti di Israele e così associava indebitamente gli accadimenti di una nazione in guerra con quelli subiti da un popolo tanti anni fa.
Qual è il motivo per cui il Presidente della repubblica si sente in dovere di dare una raccomandazione al mondo ebraico presente chiedendo di non negare ad altro popolo diritto ad avere uno Stato? IL mondo ebraico presente è fatto di cittadini italiani. Quale moral suasion possono disporre nei confronti di un governo sovrano distante anche se legato a motivi religiosi?
E quasi come persuasore per un pubblico che anche se potrebbe condividere non ha alcun potere di interagire con Israele ha dato una raccomandazione: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato”.
Sappiamo tutti che il Presidente della repubblica non è un santone, non un oracolo, è una figura laica chiamata a rappresentare massimamente il popolo italiano. Questa persona può sbagliare. Come i governi composti da un collegio di persone sbagliano. Ma sbagliano ancora di più se su di loro avvertono pressioni.
Così come appare un errore rispondere con un sostanziale divieto alla manifestazione pro-Palestina che rappresenta comunque l’espressione di libero pensiero. Anche se è una provocazione! Un paese democratico, una repubblica laica e adulta deve saper rispondere alle provocazioni, con la tolleranza e con la sola forza delle ragioni.