Tra i più forti tennisti italiani di sempre. La sua forza determinata dal palmares che ad inizio prima carriera conta un titolo Slam, un Masters 1000, tre ATP 500, sei ATP 250 e una Coppa Davis. Quarto, nel ranking ATP nel 2023 pareggiando il merito di Adriano Panatta raggiunto nel 1973.
Però la vittoria di oggi 28 gennaio sul piano tecnico rischia di passare in secondo piano rispetto la vittoria ottenuta contro Novak Djokovic – campione in carica dal 2018.
È impossibile non vedere in questo evento avvenuto qualche giorno fa il segno di un declino inevitabile e della nascita di un nuovo campione assoluto che si propone di sostituirlo, in chiara fama, potenza, arguzia di gioco, tecnica.
Sinner preferisce il cemento ma se la cava bene anche sull’erba e sulla terra rossa. Ha potenza, velocità, capacità di essere in partita con la qualità di destabilizzare il palleggio con cambi di asse che lasciano spiazzato l’avversario.
È destro, ma il rovescio lo fa a due mani. Ed è il suo colpo migliore. Come prima ricordato, inventa traiettorie dando angolazione irraggiungibile per l’avversario. Anche sul campo ha la capacità di tramutare, come zona del campo, la destra in sinistra e la sinistra in destra. Veramente destabilizzante. Solo che la sua discontinuità programmata è la sua e determina quanto accade in campo. Ma in questi cambi di latitudine tra destra e sinistra è bravo, perché imprevedibile, anche nell’inventarsi il rovescio lungolinea.
Ci sono i tratti per riconoscere l’italianità che invece non è chiara e distinta dai tratti somatici, dall’origine di provenienza evidente anche nel cognome.
Ma è italianissimo nella gestione di sé. Con la sua simpatia non conosce persone che lo avversano come persona. Facile, si dirà, quando si è un campione. L’affabilità e di Sinner è qualcosa di provato dalla democraticità dei suoi comportamenti e dalla tranquillità nella gestione di chiunque entri con lui in relazione.
Pare proprio essere un campione perfetto. Anche nel suo caso, il termine “campione” acquisisce una dizione assoluta diventando un modello, uno stampo del buon vivere, del sapersi gestire con chiunque ma di non concedere alcunché quando è in competizione. Sul campo si trasforma in un killer – inteso sotto il profilo ludico della competizione.
Sinner è un campione che non è gestibile politicamente. Diversamente da Nicola Pietrangeli – conosciuto come simpatizzante a destra – e Adriano Panatta – simpatizzante del Pci che si presentò alla Coppa Davis in Cile dopo il golpe con la maglietta rossa – la sua simpatia consiste nell’entrare in sintonia con tutti rimanendo l’amico di sé stesso.
La sua figura isolata dal resto si annuncia coerente nel futuro perché non presenta somiglianze somatiche con l’italiano medio e anche nei comportamenti dalla valenza accattivanti. Sinner conquista perché vincente. Conseguentemente non può far a meno di creare proseliti. Non per questo tenta di costruire un esercito immaginario perché nel suo individualismo, in contempo nel sapersi dare nella giusta misura, secondo il possibile, non accentua collegamenti con qualcuno pur restando amico di tutti.