Quel che non è andato giù al Ministro della Cultura è l’attivismo del Sottosegretario. D’altra parte era inimmaginabile vederselo buono buono scartabellare pratiche di organizzazione interna del dicastero prendendo sempre un profilo di secondo piano. Inimmaginabile un ruolo così defilato per Sgarbi.
Sempre irrefrenabile, saltando da una parte all’altra dell’Italia per conferenze, convegni, presentazioni di opere sue e di altri. Chiaramente interventi che hanno sempre un cachet. Il nostro mondo è questo. Non altro. Chi vuole Sgarbi ad un evento è perché l’evento riesca, se ne parli, sia ripreso dai giornali e tutto questo ha un costo.
Quella dello storico da anni e anni è diventata un’irrefrenabile attività che non si è fermata mai neanche davanti a qualche contraccolpo della salute e tanto più a investiture pubbliche come quella di sindaco in diverse piccole ma importanti realtà italiane. Tra Sutri e Salemi anche i suoi detrattori debbono ammettere che il polemista televisivo abbia lasciato un segno. Ha dimostrato sempre pragmatismo oltre che capacità di andare a pescare negli ambienti giusti per portare risorse alle realtà rappresentate.
Questo gioco che durava da più di un ventennio però non poteva durare in eterno. Chi riteneva la fine sarebbe arrivata da un contraccolpo fisico si è visto anticipato da Sangiuliano che ha riportato tutto il caso dell’incompatibilità presunta di Vittorio Sgarbi all’Antitrust. L’azione dell’Ufficio giuridico è stato conseguenziale.
Vittorio Sgarbi aveva due possibilità. Smettere di girare per l’Italia, far parlare di Sé in cento modi promuovendo e bocciando per tenersi ben stretto il ruolo al governo della repubblica. Ruolo dove però appariva sempre come un numero due perché il ministro in persona non ci sta a lasciargli neanche un minimo di visibilità: Sangiuliano presenza ogni evento, pontifica, occupa il sito del ministero come fosse un divo rock e come se il sito fosse un suo profilo personale. (A proposito sempre di incompatibilità tra il personaggio in sé e le funzioni generali).
Oppure Sgarbi poteva rinunciare a questa kermesse di soggetti imbalsamati e continuare a fare la vita che ha sempre fatto. Ha scelto quest’ultima. E non poteva essere che così.
L’istruttoria era stata aperta lo scorso ottobre. Le segnalazioni del ministero della Cultura sulle incompatibilità con l’incarico di governo erano andate in automatismo. E anche questo automatismo non si capisce. Se c’era tutta una stampa schierata per evidenziare questa lesa dirittura etica del Sottosegretario, l’evidenza per l’Antitrust era chiara e certa. Non si capisce bene l’inoltro del ministero della cultura se non per dare un colpo finale all’inquilino scomodo che va in giro e largo per il paese a dare bordate sull’operato mendace dell’organizzazione culturale italiana. Le note danno un procedimento di fatto chiuso. Quasi sicuramente sarà una conferma di ciò che è noto, quindi le dimissioni anticipate prima del 5 febbraio, in cui saranno comunicate le conclusioni.