Il Papa esce allo scoperto. IN una lettera pubblicata ieri esprime il messaggio teologico che tradotto romanescamente potrebbe suonare così: ‘er Papa vole bbene a voi ebbrei ma vòle bbene pure all’artri’.
Ipsissima verba: “Non posso che ribadire che (…) il rapporto che ci lega a voi è particolare e singolare, senza mai oscurare, naturalmente, il rapporto che la Chiesa ha con gli altri, e l’impegno anche nei loro confronti. Il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l’antico popolo dell’Alleanza, rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio”, e auspicando “una collaborazione sempre più stretta per sradicare questi fenomeni”.
Nella lettera “ai fratelli e alle sorelle ebrei di Israele” il Papa ha voluto mettere in chiaro alcune cose. “Il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l’antico popolo dell’Alleanza – spiega Francesco Primo – rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo, condannando inequivocabilmente le manifestazioni di odio verso gli ebrei e l’ebraismo, come un peccato contro Dio”.
Pubblicata su L’Osservatore Romano il Sommo Padre l’ha trasmessa alla teologa Karma Ben Johanan. La studiosa è stata una delle promotrici dell’appello al Pontefice. Questo documento è stato firmato da quattrocento rabbini e altri studiosi di teologia ebraica. Si vuole così dare nuova solidità all’amicizia ebraico-cristiana. Il vulnus è stata la reazione bellica dopo la strage del 7 ottobre.
Sempre Bergoglio dice di aver molto apprezzato la lettera dei teologhi di religione ebraica. “Sento il desiderio di assicurarvi la mia vicinanza e il mio affetto. Abbraccio ciascuno di voi, e in particolare coloro che sono consumati dall’angoscia, dal dolore, dalla paura e anche dalla rabbia”. Insiste sul tema della vicinanza tra cristiani ed ebrei: “Insieme a voi piangiamo i morti, i feriti, i traumatizzati, supplicando Dio Padre di intervenire e porre fine alla guerra e all’odio”.
Ci ha pensato un po’ su ma poi non si è fatto pregare. Il Papa appare preoccupato le invettive contro il popolo ebraico. La preghiera rimane quella per cui si auspica a ché gli ostaggi ritornino. Sempre il Papa ha detto: “insieme a voi noi cattolici siamo molto preoccupati per il terribile aumento degli attacchi contro gli ebrei in tutto il mondo”.
Nella lettera il Papa non può fare a meno di evidenziare come il conflitto armato in Medio Oriente abbia “prodotto nelle opinioni pubbliche mondiali atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo”.
Quindi si ristabilisce l’equazione tra popolo d’Israele e popolo di religione ebraica. Una sovrapposizione indebita per l’intera comunità perché anche i due sistemi non coincidono né guardando al primo predicato, tantomeno corrispondono nel secondo. Si intende: il popolo di Israele anche se composto in buona parte da persone di religione ebraica, non rispecchia totalmente il popolo di Israele. Non solo: il popolo di religione ebraica è nel mondo e solo in una sua parte fa parte del popolo di Israele.