Lollobrigida. Chi l’ha visto? Prima che se ne occupi la Sciarelli i gazzettieri locali è bene si pongano l’interrogativo. Come può il ministro che ha difeso il brand della nostra agricoltura dalla conquista europeista del mercato in cui a diventare prevalente erano le proteine procacciate da insetti o da carne coltivata a nascondersi?
Dopo la gaffe del treno e quella per cui i poveri mangiano meglio dei ricchi teme che il tris sia esiziale politicamente?
Suvvia! Il ministro si tranquillizzi. Può rispondere al question time del Parlamento, anche di persona. Questa sceneggiata a cui ci hanno abituati i crismi della democrazia di maniera sono una recita a soggetto ma con un testo scritto e assimilato precedentemente chiunque può fare la sua figura.
Però va a Berlino, alla fiera della frutta. Forse perché sente la sindrome della metaforica capitolazione finale. Si presta infatti a facile sarcasmo: Un ministro alla frutta. Ma noi non faremo tanta ironia. Noi le chiediamo, petto in fuori, di uscire ed affrontare i “contadini curvi” sui trattori e spiegargli bene bene che questo governo è l’unico baluardo contro lo strapotere della tecnologia imperante, della tecnica (che è ben altra cosa) tutta tesa a seguire l’egida dei numeri e non dei frutti, e del Parlamento europeo piegato ai due diktat indicati.
Ma se la speranza degli agricoltori è segnata alla persona del ministro e del suo governo possono anche disperare.
Non debbono invece perdere i collegamenti con i colleghi di oltralpe che hanno fatto lo stesso in Germania e Francia. Rifiutare le corporazioni delle grandi associazioni di categoria. Iniziarla loro la grande riforma di pensiero della crescita che parte dalla terra.
È l’idea fondamentale in grado di togliere questa protesta dai confini in cui è stretta per portarla a dimensioni nuove e di vere innovazione.
Si ribalterebbe quindi la convinzione che fu di Marx e di Lenin per cui nella rivoluzione determinata dalla lotta di classe la parte a rimorchio perché più conservatrice sarebbe stata proprio quella dei lavoratori della terra.
Stavolta i lavoratori della terra si ribellano! Dicono: “basta!” Avviene così quella ritorno della terra alla sua centralità inalienabile. Fu la stessa intuizione di Martin Heidegger nell’ultima intervista a Spiegel in cui indicava nella fotografia della Terra vista dalla Luna l’estremo atto del disarcionamento dell’umano dal senso del proprio Essere.
Ed è questo questa rivolta: il ritorno all’Essere per recepire sé stessi, come individui e come collettività, nella piena autenticità.
Per tanto! Ministro, appalesati!