“Siamo qui a chiedere ancora perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il colpevole silenzio che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale e per rendere omaggio a tutti gli istriani i giuliano-dalmati per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, case, beni, terreni per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro e cioè l’identità”.
Ha chiesto scusa proprio lei che personalmente e generazionalmente non avrebbe nessuna ragione per farlo. Chiedendo scusa nelle vesti di presidente del Consiglio al monumento nazionale della Foiba di Basovizza, sul Carso triestino, durante la cerimonia del Giorno del ricordo, ha dato voce ai molti che dovrebbero chiedere in effetti perdono.
Le ragioni di contrizione sono innanzitutto per il silenzio tante volte evocato. “Negare questi fatti cercando di rimuovere il ricordo di un crimine, vuol dire commetterlo di nuovo” – ha detto Giorgia Meloni. Ma c’è una ragione in più, ancora più profonda, che consiste nella diffidenza con cui gli esuli furono trattati dagli italiani perché ritenuti parte del problema dovuto alle conseguenze belliciste.
Con Meloni c’era il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Quasi a far gara per apparire in questa speciale ricorrenza pur sapendo che in presenza del più alto in grado che è “il” Presidente del Consiglio in persona, tutto il resto scompare.
Ma Giorgia Meloni ha dato una ragione in più perché si parli di questo suo solenne discorso. Nel chiedere scusa ha superato quel famoso sermone di Gianfranco Fini in Israele per onorare i morti della Shoah. Lì in effetti c’era una storia di condivisione ideologica che doveva essere riportata sui binari adeguati per un partito che aspirava a guidare direttamente le sorti del paese.
Oggi gli eredi di quella storia politica governano il Paese senza alibi. Hanno superato la dimensione della formazione a supporto di una ancora più grande e rappresentativa del governo. Fratelli d’Italia è la più grande rappresentanza politica, Giorgia Meloni la sua prima esponente e per tanto a capo del governo del paese. In questi panni vestono le istituzioni e il volto del sistema-paese nel tentativo di colmare il ritardo colpevole con la quale la coscienza sociale ha tentato di cancellare un pezzo di consapevolezza sul male perpetrato.
A venti anni dall’istituzione di questa Giornata del Ricordo sarà tanto più ricordata l’impostazione data dalla sua massima rappresentante nell’esecutivo.