Ce l’ha fatta. Forse Matteo Renzi e il suo progetto Italia Viva continueranno ad avere un senso. Sì, perché nella declinazione della politica odierna se non hai riferimenti europei non esisti. E Renzi con percentuali che al conteggio oscillano nell’uso di una sola mano non riuscirebbe ad avere rappresentanza. Dal resto degli schieramenti oramai è trattato come un monatto, data l’abitudine di tirare bidoni a destra e manca per i suoi improvvisi mutamenti di rotta chiamati “mossa del cavallo” (da Vittorio Foa).
Ha iniziato al centro cercando la captazione su Forza Italia. Reduce dal divorzio irredimibile con Carlo Calenda, ha rilanciato alla grande. Partendo dal piccolo può andare alto. Gli è consentito dal fatto che non raggiungendo posizioni di egemonia non sarà costretto a realizzare quello che predica. Così come quando diceva che non avrebbe mai fatto il presidente del Consiglio senza essere eletto, che si sarebbe uscito dalla politica se i referendum non avessero vinto ed altre amenità.
E allora può dirlo bellamente: Stati Uniti d’Europa! Evviva! Il copyright è di Emma Bonino ma lanciati alla grande da lui ne prenderà la primogenitura. La nuova lista avrà cinque simboli. Rappresenta una novità nel lessico politico di oggi perché non evidenzia una parola simbolica in astratto bensì il vero progetto di programma. Ne faranno parte cinque simboli.
Ma a ben vedere la formula non è nuovissima. Ha un precedente con Macron: Renew Europe. I cinque simboli recano i micro partiti Più Europa, Italia Viva, i Libdem (agglutinazione di liberali democratici) e i socialisti, in più i pan-europei di Volt.
L’annuncio ufficiale è dato oggi. I dettagli del programma saranno dati durante la campagna elettorale. La candidatura di Emma Bonino si prevede nel Nord Ovest, di qui la solita questione se candidarla come capolista su più circoscrizioni coi conseguenti accordi di parentato con le altre organizzazioni che potrebbero lamentare la troppa personalità della storica radicale che potrebbe fare da risucchia voti.
Matteo Renzi, invece, facendosi due conti e valutando la sua forza elettorale troverebbe sconveniente essere il numero due o tre. Meglio fare il passo di lato e far avanzare qualcuno dei suoi. Ma niente è ancora definitivamente deciso. Ed è chiaro, anche qui, che la presenza diretta del fiorentino nelle liste darebbe alle stesse ben altro appeal. Ma se rinunciasse potrebbe candidare potrebbe aprire la trattativa per avere qualcuno dei suoi in più in lista.
Le difficoltà della politica sono nella preveggenza si riducono a questi reali dilemmi. IL resto sono necessità che arrivano da come si muovono le ricchezze e dalla tecnologia tese a supportarle. Al cospetto di queste grandi dinamiche questi protagonismi delle persone sono la variante allegra di un copione scritto altrove.