Il soggetto è tutto da scrivere, ma il finale è troppo scontato perché non ci sia una sorpresa finale. Si vota a Bari l’8 e 9 giugno per il nuovo sindaco.
I personaggi sono, come sempre, la magistratura che scatta sistematicamente a conclusione di una tensione fin troppo accesa perché continuasse a stare fuori. Dalle indagini sulle infiltrazioni mafiose nell’amministrazione di Bari del sindaco Antonio Decaro a l’inchiesta della magistratura: due ex consigliere comunali di Bari con due indagini sul presunto voto di scambio riferibile chiaramente a tempi precedenti queste prossime elezioni.
Un sindaco imbufalito nei confronti del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per averlo ancora più affossato con le sue dichiarazioni a botta libera, dette con ingenuità o con perfidia.
Il segretario del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte che in questa baraonda preferisce ritirarsi perché potrebbe trarne solo danno. C’era l’impegno stare dentro lo stesso gazebo per le primarie del centrosinistra. Del resto con l’inchiesta della Procura per associazione finalizzata alla corruzione elettorale deve aver preferito seguire più miti consigli di starsene fuori. Chi glielo fa fare stare dentro questa baraonda?
Campo aperto per il centrodestra che davanti a un avversario disgregato deve solo applicare l’etica di Sun Tzu: cogliere la vittoria senza cercare il conflitto, tanto il centrosinistra ce l’ha già in casa. Si tratterebbe solo di cogliere i frutti di tanto sconquasso.
E invece lancia in resta intervengono deputati e ministri per chiedere lo scioglimento del Comune anticipando le indagini della Procura. Un autentico harakiri perché dimostra di essere a conoscenza molto bene della vicenda, molto più del poco emerso dalle cronache. A menare inutilmente ci si mette anche Giorgia Meloni intervistata da Bruno Vespa in tivvù. “Non abbiamo fatto una forzatura mandando la commissione, l’avremmo fatta se non l’avessimo mandata. La sinistra non può chiedere che le proprie amministrazioni vengano trattate diversamente dalle altre, non hanno più diritti degli altri”. Salvini rincara con una manifestazione per sabato 13 aprile a Bari, ovviamente.
E poi c’è Italia Viva che è garantista ma essendo stata sempre di traverso ad Emiliano e al sistema centrosinistra pugliese ora si sfrega le mani. Lo fa attraverso Teresa Bellanova da Ceglie Messapica (quindi sempre locale). “Non tolleriamo voti comprati”. Tuona l’ex ministra dell’agricoltura. Ma poi fa autogol: “mi è stato sempre evidente che in Puglia c’erano e permangono opacità forti nel sistema di potere legato all’attuale governo regionale”. Se fosse stato così evidente lei non avrebbe dovuto denunciare, parla però a sciagura conclamata.
Con tanto rumore su una vicenda che parla chiaro, non commentabile, porta i destri a rischiare di farsi gol da soli.
E l’elettore guarda davanti a questo nuovo teatro offerto coi pop corn.