In queste ore, salta agli onori della cronaca nazionale la pregevole vicenda che ha come protagonista l’alunno Matteo, frequentante la terza classe della scuola elementare Marchesi di Copparo in provincia di Ferrara, involontario inventore della nuova parola, petaloso, e il conseguito consenso ad inserirla nel vocabolario da parte di un’autorità linguistica quale è l’Accademia della Crusca.
Una storia petalosa che fa bene agli animi, all’Italia e agli Italiani ricordando quanto e in che modo «Dietro una lingua ci sta una letteratura, e dietro una letteratura c’è un gusto, una civiltà.» come sosteneva Luigi Russo, uno dei più famosi critici letterari del suo tempo.
Il termine, petaloso, corretto dapprima dalla maestra del piccolo (la petalosa Margherita Aurora, insegnante famosa a sua volta per aver lanciato le dieci regole per non fare i compiti durante le vacanze), alla fine di una lezione che comprendeva un’esercitazione sugli aggettivi; viene poi dalla stessa segnalato, in concorso alla classe tutta, in una lettera all’Accademia fiorentina. La risposta di quest’ultima non tarda ad arrivare: chiara e esaustiva, promette a Matteo – attraverso la dichiarazione, del 16 febbraio scorso, di Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza linguistica della Crusca – che se «tante persone in Italia cominceranno a dire ‘Come è petaloso questo fiore’, ecco allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano».
Il bimbo, Matteo, e il suo nuovo aggettivo, petaloso, stanno impazzando nel web senza risparmiare social e mezzi di comunicazione tradizionali e opinione pubblica, personaggi di spicco e autorità, tanto che ormai – per la gioia dell’alunno e della sua maestra – basterà davvero poco al neologismo per avere un posto nei dizionari italiani.
Maria Anna Chimenti