Papa Francesco non è nuovo al G7. Ma nuovo però è il peso specifico del suo intervento in assise internazionale. Annunciato il suo intervento quando si discuterà il tema dell’intelligenza artificiale in quanto la sessione è aperta ai Paesi non membri. Si tratta di un’operazione di prestigio per Giorgia Meloni, quella di avere il Papa promuovendone l’intervento. Ma è anche un argomento nel quale il Pontefice non vuole arrivare in ritardo sul vertice di chi si stima asse direzionale della Terra. E non per motivi economici o militari bensì di visione del mondo.
Il problema è dare una regola a questa entità-non-entità che cambierà la nostra vita e i sistemi di produzione, così come i modi di gestire ed agire. Quanto potremmo farci regolare da una non-entità? Di fatto, diventa sempre più un’entità, e allora il timore è quello di essere determinati, ancor prima della definizione di questa entità.
Il Papa dovrà affrontare questi due grandi binari del problema non sfuggendo anche agli evidenti vantaggi di sostenersi attraverso un sistema di computazione, complesso ma veloce, tale da evitare molte dispute all’umano.
IL guaio che tra le dispute possa esserci anche l’idea di trascendenza fino all’interrogazione diretta sull’esistenza di Dio o sulla coerenza delle Sacre scritture, non dovrebbe preoccupare il Papa in una fase in cui la Chiesa è scesa a Terra caricandosi dei problemi immanenti coniugando la fede ai temi della convivenza, della carità e della fraternità.
Una traccia però già ce la può dare Padre Benanti che all’Ansa ha reso questa dichiarazione: “in un momento in cui la complessità dello scenario, legato all’evoluzione tecnologica, mostra che non c’è un tipo di conoscenza che da sola risolve tutti i problemi, la Rome Call”. E così in un documento si chiede di applicare i principi dell’etica all’intelligenza artificiali.
Ma come possono scriversi principi etici? Una materia sulla quale a foglio bianco non si può scrivere alcunché. Si tratta di un a priori che non può trovare autoaffermazione in un qualsiasi testo. Affiora nella tradizione letteraria e filosofica dell’Occidente, ma su l’etica non si può dire in modo assertivo, come se si scrivessero delle leggi. La sua evidenza è presente nei romanzi di Dostoevskij e Tolstoj, solo per fare un esempio, ma di certo non potrà mai scriversi un libro di Etica, come ci ha insegnato Wittgenstein.
L’indicazione che al momento arriva da Padre Benanti, nella sua posizione di docente della Gregoriana e membro del Comitato IA presso le Nazioni Unite, è di evidenziare “la sapienza delle religioni sul tema, affinché si possa assicurare un domani all’umanità di pace e prosperità”.
E se – come Woody Allen rispondendo su Dio – l’intelligenza artificiale pontificasse così: “l’etica è un lusso che non mi posso permettere”. Quale sarebbe la nostra reazione? E quella del Papa?